L'articolo presenta inesattezze e tesi discutibili.malpensante ha scritto:Dammi una lametta che mi taglio le vene
https://www.ilsussidiario.net/news/alit ... ixuwZmdnzM
I soldi usati per ricapitalizzare Thomas Cook invece del ponte aereo avrebbero solo spostato più avanti il fallimento, come è accaduto con le ricapitalizzazioni di AZ, e se non adesso il recupero dei poveri turisti abbandonati sarebbe avvenuto tra qualche mese, a meno che TC non avesse chiuso nei prossimi giorni baracca e burattini.
Se AZ scomparisse dal nazionale altri vettori prenderebbero il suo posto. I prezzi bassi praticati da AZ sono tali perché una parte del biglietto la paga l'intera collettività italiana, anche quella che non vola, tramite prestiti e altro.
C'è poi la tesi della povera AZ schiacciata da fornitori e concorrenti, dove si parte da alcuni dati per poi giungere a conclusioni errate. Si prenda ad esempio il risultato industriale di AZ e AdR nel periodo 2012-2018. Anche senza ricordare che per anni, quanto meno nel periodo AZ CAI, AdR ha avuto le tariffe bloccate a FCO proprio per non danneggiare AZ e ricordando comunque che in almeno in un paio di volte AZ ha lasciato ad AdR dei buffi, che non sono dei personaggi particolarmente simpatici, si vede come le perdite di AZ siano quasi sempre superiori ai profitti di AdR. Profitti, che è bene evidenziare, non derivano solo dalle tariffe aeroportuali ma in buona parte dalla componente non-aviation. E il contributo di AZ agli incassi per le tariffe aeroportuali di FCO è ormai al 40%, dato che il 60% del traffico è effettuato da altre compagnie. Quasi dimenticavo: nelle tariffe aeroportuali che espone il giornalista facilmente sono compresi anche quegli oboli che il governo italiano ha graziosamente pensato di introdurre per aiutare la gestione degli esuberi nel campo dell'aviazione civile, che in buona parte è costituita da personale che ha lavorato per Alitalia.
Ma la vera chicca è alla fine: «Dato che lo Stato ci ha messo i soldi scelga responsabilmente di prendere anche le decisioni dentro l’azienda, senza delegare a chi i soldi non li vuole mettere se non in quantità simbolica e a fronte di ritorni certi e multipli su partite che non c’entrano nulla.» Se Alitalia è in queste condizioni è proprio perché lo Stato ha sempre condizionato le decisioni della compagnia, spesso per puri interessi di bacino elettorale. Avere come obiettivo il guadagno è sempre stata un'eresia. L'importante era il voletto a fine settimana ad Albenga o altri in aeroporti semidimenticati, ma comodi per qualcuno, un buon numero di persone negli uffici romani, anche se non servivano, e così via.