la crisi dei negozi e dell'indotto

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I-Alex
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la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda I-Alex » lun 02 feb 2009, 16:24:49

Malpensa - Lucia Anile della Filcams Cgil dipinge un quadro inquietante della situazione dei lavoratori del commercio a Malpensa: centinaia di contratti non rinnovati, decine di richieste di mobilità
"La crisi coinvolge tutti, dagli alberghi alle griffe di alta moda"

Il settore del commercio paga dazio alla crisi di Malpensa. Il comparto, che impiega circa 3 mila lavoratori con circa 130 imprese coinvolte, fa registrare continui segnali di allarme. A fare il quadro della situazione Lucia Anile, della Filcams Cgil: «Avevo detto che il momento di crisi più acuto si sarebbe avuto da novembre in poi, e così purtroppo è. Ci sono le realtà più grandi e radicate, come Autogrill, Dufrital e MyChef che non rinnovano i contratti a termine – spiega la Anile -. Altri, più piccoli, chiudono i punti vendita: si tratta di negozi anche di griffe di alta moda che non avendo più il mercato portato dai voli intercontinentali che sono limitati in modo esponenziale, chiudono; quei passeggeri erano in un certo senso selezionati, interessati a fare acquisti anche di lusso. Ora non ci sono più e la situazione si fa via via sempre più drammatica. Un altro punto critico è quello della saletta vip di Alitalia: lì ci lavoravano dipendenti del settore ristorazione e pulizie, oggi non si capisce che cosa sarà di loro con il passaggio che è calato da 1000 persone a 10 a turno. Non so fino a quando potrà reggere questa situazione». Tra i tanti problemi c’è quello degli affitti degli spazi commerciali: «Variano a seconda delle aree e ci sono royalties altissime sui ricavi e un minimo garantito all’anno salatissimo che Sea pretende – spiega la Anile -. Siamo nel libero mercato e lo sappiamo bene, ma servono regole uguali per tutti per non far sì che i lavoratori siano quelli più penalizzati. Un altro aspetto da rivedere è quello dei parcheggi: ci sono aziende che non lo pagano ai dipendenti, costretti a pagare cifre esorbitanti per poter lasciare l’auto all’interno del sedime aeroportuale. Non si può andare avanti ad ammortizzatori sociali, per quanto indispensabili: andrebbe aperto un tavolo per stabilire regole condivise. Penso alla riconversione e alla possibilità di riassunzione dei lavoratori nel caso un negozio chiuda». I lavoratori che hanno perso il posto negli ultimi mesi nel comparto commerciale sono una ventina, mentre quelli ai quali non sono stati rinnovati i contratti a tempo determinato sono oltre un centinaio e ad aprile ce ne saranno altri. Senza dimenticare chi lavora fuori dall’aeroporto: «Stanno sorgendo alberghi a gogò intorno a Malpensa, e questo potrebbe essere un bel segnale perché vuol dire che c’è chi crede nello scalo. Nel settore alberghiero però si registrano cali fino al 30/40 per cento nelle permanenze, dovute alla mancanza di traffico di passaggio».

Lunedi 2 Febbraio 2009
Tommaso Guidotti

fonte: varesenews.it
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I-Alex
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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda I-Alex » lun 02 feb 2009, 16:26:05

Malpensa - La storia di Miriam, dipendente di un negozio di accessori al terminal 1. Lei e i suoi quattro colleghi saranno lasciati a casa perchè il punto vendita chiude: "Desolante vedere i corridoi vuoti. Presto altri faranno la stessa fine"
Chiude il suo negozio a Malpensa: licenziata dopo nove anni

La crisi economica unita al ridimensionamento di Malpensa continua a far strage di lavoratori. Questa volta non raccontiamo la storia di dipendenti del check-in di questa o quella compagnia o di impiegati sul piazzale lasciati a casa per la crisi del settore volo. Questa volta a perdere il posto sono cinque dipendenti di uno dei quarantacinque negozi di Malpensa: entro febbraio il punto vendita di prestigiosi accessori nell’area imbarchi B del terminal 1 chiuderà per l’ultima volta la serranda e per i cinque lavoratori ci sarà la mobilità. Cinque non sono tanti, ma da quello che si sente in aeroporto la sensazione è che ci potrà essere un effetto domino difficile da calcolare.

A raccontare la vicenda è Miriam, dal 1999 impiegata in aeroporto, responsabile del punto vendita, un figlio di diciotto mesi e un marito anch’egli in cerca di lavoro: «Fra qualche mese la situazione si farà sempre più difficile – racconta a VareseNews -. In alcuni casi gli sviluppi si avranno a breve. Il sentore c’è da qualche mese. Per il nostro negozio si stava discutendo un ingrandimento, poi per mesi la proprietà non si è più fatta sentire ed ora la comunicazione della chiusura. Le motivazioni sono anche comprensibili: c’è stato un calo del mercato, gli affitti da pagare sono esorbitanti e le realtà più piccole non riescono a stare nei budget. Per mesi noi siamo stati nel limbo, senza sapere nulla, senza certezze: ora almeno siamo sicuri che qui non lavoreremo più». Di crisi Miriam ne ha viste nel passato: «Lavoravo a Malpensa già nel 2001 e dopo l’11 settembre è stata dura – spiega -, almeno però allora c’era Alitalia che lavorava, un minimo di passeggeri era garantito. Ora la situazione è angosciante. Ripeto: paradossalmente è una fortuna che sia finita. Fare ore e ore in negozio senza che entri nessuno, aprire il cassetto a fine giornata e non trovarci nemmeno un euro, passare la giornata a dare informazioni perché il banco di fianco a noi non ha personale ed è chiuso 10 ore su 14 è deprimente. Col volo dal Giappone ad esempio c’era la fila al check refound, ora è desolatamente vuoto. I bar sono vuoti e hanno limitato il personale all’osso: arrivassero 150 persone tutte insieme non credo ce la farebbero a reggere. Anche le scelte di Sea di spostare i passaggi e non andare incontro alle esigenze degli esercizi commerciali hanno complicato la situazione. Una volta si diceva che Montenapoleone si era spostata a Malpensa: verissimo, ma chissà fino a quando reggeranno anche le grandi marche».

Per Miriam e i suoi quattro colleghi (due ragazzi giovani e due mamme con figli di tre e otto anni) resta solo la mobilità, si diceva: «Qui sarebbe un bel posto per lavorare – chiosa la nostra interlocutrice -. Le prospettive per lo scalo ci sarebbero anche: il problema è il tempo. Ci sono realtà che non possono reggere ancora per molto in questa situazione di stallo. Quando ci incontriamo tra di noi, ce lo ripetiamo sempre: “chissà se ci vedremo ancora e per quanto”. Le flessioni nelle vendite vanno dal 20 al 70 per cento. Reggere a lungo è impensabile».

Lunedi 2 Febbraio 2009
Tommaso Guidotti

Fonte: varesenews.it
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I-TIGI

Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda I-TIGI » lun 02 feb 2009, 17:18:01

Putroppo cio' sta' accadendo sia a MXP che a LIN (con le dovute proporzioni), il dehub a MXP dello scorso Marzo 08 si fa' sentire ora e chi non avra' le spalle un po' larghe arranchera', complice anche la crisi mondiale solo ch qui raddoppiata anche se con 19.2 mil. di pax del 2008 contro i 17.6 del 2002 in teoria il fatturato commerciale dei negozi dovrebbe essere superiore ed invece a quanto pare non lo e' confermando quindi la recessione (che tocca pure i centri commerciali della GDO Italiana che registrano quasi un -28% tra Novembre e Gennaio).

Tempi duri per tutti, purtroppo.

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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda I-Alex » lun 02 feb 2009, 18:52:10

i problemi sono gli ultimi mesi, con la crisi economica Malpensa è crollata a - 30% e il 2009 sarà peggio del 2008...

Poi un conto è il psot 11 settembre che pian piano recuperi, un conto è aver perso dall'oggi al domani i collegamenti di lungo raggio e 6/7 mln di pax in transito.

Povera gente che perderà il posto di lavoro e non dico 7 anni ma nemmno 12 mesi di Cassa Integrazione.
Riflette ragazzi, riflettete bene perchè è un dramma vero
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I-TIGI

Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda I-TIGI » lun 02 feb 2009, 19:47:23

Certo il post 11/9 era diverso cio' non toglie che il buco di Alitalia verr' in parte colamato ma la crisi generale rema contro per chi ha poco ossigeno di riserva (money).

frenchMXP
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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda frenchMXP » mar 03 feb 2009, 00:06:48

ma non avevamo detto che a malpensa c'era la fila per gli spazzi commerciali, e che non c'era abbastanza posto per far si che i negozi di linate venissero trasferiti? Di certo se chiudesse linate si perderebbero i ricavi di quegli spazi ma almeno quelli di malpensa non chiuderebbero...

KL63
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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda KL63 » mar 03 feb 2009, 00:22:46

osservazione ragionevole, però d'ora in poi, salvo cataclismi la situazione non può che migliorare.
Per cui si può rimandare il trasferimento, secondo me, come da programma.
ergo forza STAR spicciatevi!!

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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda woww » mar 03 feb 2009, 01:24:34

Se posso dire la mia,
mi sento di pensare che siamo in una semplice situazione di frizione per lo scalo varesino. Se anche non ci fosse stata la crisi, importata dagli USA, avremmo avuto gli stessi problemi a Malpensa... Poi sono speranzoso nel pensare che a breve i buchi lasciati dalla vecchia Alitalia verranno, in futuro, ricoperti da CAI (che sta ancora nascendo e a parer mio prima di sviluppare il lungo raggio deve crearsi delle solide basi nazionali e in Europa) e da Star Alliance (che sta iniziando a costruire le fondamenta).
Aumenteranno le rotte piano piano e altrettanto piano aumenterà l'occupazione.

Ho lavorato molto, anche in ambito accademico, su questa crisi e vi assicuro che è per lo più indotta dalla gente che continua ad annunciarla. Il mercato italiano era poco esposto al materiale tossico (come i subprime), infatti le nostre borse non hanno mai avuto i rendimenti delle grandi piazze come NY o Londra.

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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda LIMCKBOS67 » mar 03 feb 2009, 01:32:43

Una analisi interessante e parzialmente condivisibile... ma non su un punto: CAI non svilupperà mai il LR su MXP, non ne ha l'interesse, è lei il motore primo della crisi dell'indotto ad MXP (perchè è ANCORA AZ ve ne siete dimenticati?!?)il cui mercato ha risentitto molto meno di altri della crisi in atto... tutto questo, nonostante le parole... perchè ricordatevi che sono stati i "futures" (che sono essenzialmente chiacchiere e divinazioni speculatorie, non qualcosa di reale...) che hanno generato questa crisi... ATTENZIONE ALLE CHIACCHIERE! ORA OCCORRONO I FATTI! :fischio:
E per noi è un bene... MXP la svilupperanno altri... :cool2:
L'obiettivo del Trivellix era il nocciolo di uno dei tre reattori al Plutonio che alimentavano
la base nemica...

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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda I-Alex » mar 03 feb 2009, 08:58:38

frenchMXP ha scritto:ma non avevamo detto che a malpensa c'era la fila per gli spazzi commerciali, e che non c'era abbastanza posto per far si che i negozi di linate venissero trasferiti? Di certo se chiudesse linate si perderebbero i ricavi di quegli spazi ma almeno quelli di malpensa non chiuderebbero...
INFATTI è COSì: se chiudi Linate a Malpensa non c'è posto per trasferire tutti i negozi
Il problema è la situazione post 31/3/08 e i tempi tecnici per riprendere i volumi di traffico

Quello che tu ironicamente stai domandando è un altro tipo di problema
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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda I-Alex » mer 08 apr 2009, 18:21:37

Malpensa, la crisi colpisce anche le attività commerciali
La crisi di Malpensa presenta aspetti che non riguardano solo i lavoratori del trasporto aereo ma anche tutto l’indotto, e in particolare quei settori di servizi


La crisi di Malpensa presenta aspetti che non riguardano solo i lavoratori del trasporto aereo ma anchetutto l’indotto, e in particolare quei settori di servizi che vanno dalla ristorazione, al commercio, alle imprese di pulizia e di vigilanza, dove su 130 aziende sono impiegati circa 3.000 lavoratori.
Di fatto la riduzione dei voli da parte di Alitalia, con il conseguente calo di passeggeri, ha causato una forte flessione di vendite in tutti gli esercizi commerciali presenti in aeroporto, tanto più in quei negozi griffati che oggi si trovano a fare i conti con il deserto che è diventato lo scalo di Malpensa. La crisi generale in atto crea poi, in queste realtà, ulteriori elementi di difficoltà.
Tutto questo comporta una crisi occupazionale strisciante alla quale nelle grandi realtà si è finora fatto fronte non rinnovando i molti contratti a termine, mentre nelle piccole realtà si verificano diverse chiusure dei punti vendita con conseguenti licenziamenti.

«Il fatto preoccupante - spiega una nota della Ficams Cgil - è che si stanno operando diverse dismissioni senza che la Sea , quale responsabile di tutte le attività presenti in aeroporto, si impegni ad affrontarle con i diretti interessati, malgrado noi come sindacato abbiamo chiesto più volte di aprire un tavolo di confronto per trovare soluzioni adeguate alle questioni poste dalla crisi. La Filcams Cgil ritiene che sia riduttivo pensare di risolvere il problema azienda per azienda, e che sia invece necessario e opportuno pensare a un confronto con tutte le parti interessate, siano esse le aziende operanti nell’area o le istituzioni territoriali e regionali e l’azienda di gestione Sea, al fine di determinare scelte consapevoli e azioni sindacali capaci di governare e gestire la crisi in atto. Tutto questo è necessario perché non possono essere solo gli ammortizzatori sociali a risolvere il problema, soprattutto per questi settori, dal momento che la chiusura del negozio o del punto vendita determina generalmente la scomparsa dell’azienda stessa e, per molti lavoratori e molte lavoratrici, la perdita definitiva del posto di lavoro».

Fonte: Varesenews.it


PS: avete notato a Malpensa che molti cartelloni pubblicitari sono bianchi da mesi? La crisi economica scherza mica
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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda KittyHawk » mer 08 apr 2009, 20:03:30

L'articolo sbaglia la concatenazione degli effetti. La riduzione c'è perché c'è una crisi generalizzata, aggravata dal fatto che Alitalia se ne sia andata, non viceversa. Chi non ne fosse convinto si faccia un giro per Milano e veda quanto simpatici cartelli "Vendesi" o "Affittasi", specie per uffici e simili, sono ricoperti ormai di polvere da tanto che sono esposti.

A proposito, come vanno i negozi di Linate? Tutti felici e pieni di soldi?

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maurilive
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Re: la crisi dei negozi e dell'indotto

Messaggio da leggereda maurilive » gio 09 apr 2009, 00:13:39

I negozi di lusso del T1 hanno risentito molto dell'abbandono dell'ex compagnia di bandiera:
- mancano quasi completamente i passeggeri in transito, quelli che spendono almeno un'ora all'interno dei satelliti facendo shopping;
- si sono ridotti i passeggeri extra UE che fanno il Tax Free, ciò richiedono il rimborso di una parte dell'IVA degli acquisti effettuati nell'Unione Europea. Questi passeggeri ricevono in 12% del valore dei propri acquisti in cash e normalmente li rispendono nei negozi del satellite B dove non si paga l'IVA. Leggende narrano di signore russe che andavano da Hermes e chiedevano alla commessa "mi dia la cosa più costosa che ha"... .
Infine, la crisi finanziaria non ha certo giovato ai vari Gucci, Valentino, Bulgari, Montblanc, Trussardi, Furla, Tacchini, Boggi, Samsonite, Ferrari, Bruno Magli, Paul & Shark, ecc... :nonono:
Aeroplano che te ne vai lontano da qui chissà cosa vedrai...


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