Corriere, intervista al presidente Enac
Inviato: dom 31 lug 2022, 18:56:39
Riporto l'intervista del Corriere della Sera al Presidente Enac Di Palma
«Voli la mattina e trolley a mano»: come viaggiare nell’estate del caos
di Leonard Berberi
30 lug 2022
Intervista al presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma: «La ripresa del traffico è stata da record, ma in Italia andiamo meglio che altrove in Europa». L’era delle low cost? «È finita»
Volare di mattina (meglio se all’alba), portarsi solo il bagaglio a mano dove metterci anche tanta pazienza. Sono queste le regole per l’estate 2022 di Pierluigi Di Palma che oltre a essere avvocato dello Stato è presidente dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac), alla guida quindi di un «osservatorio» privilegiato. Il 25 luglio l’Enac ha compiuto un quarto di secolo dalla sua istituzione. Un compleanno che cade in un momento di ripresa senza precedenti del settore dopo oltre due anni di pandemia e, in parallelo, di un’impennata dei disagi dovuti a una carenza di personale nel trasporto aereo in diverse parti d’Europa. «Ma le cose stanno lentamente migliorando», dice Di Palma in una lunga intervista con il Corriere della Sera.
Migliaia di voli cancellati, altrettanti in ritardo, passeggeri che atterrano e perdono traccia dei loro bagagli finiti chissà dove. Presidente questa non sembra un’estate per i viaggiatori.
«Diciamo che in alcune aree d’Europa ci sono criticità. Il nostro sistema aeroportuale va meglio, ma finisce per subire le conseguenze di quei disagi: il trasporto aereo è un ecosistema, se l’aereo diretto in Italia ha problemi a Londra o Amsterdam le ripercussioni ci saranno anche qui».
Com’è stato possibile tutto questo? Le compagnie hanno iniziato a vendere velocemente i voli già la scorsa primavera eppure il settore si è fatto trovare impreparato in Europa con migliaia di posti di lavoro ancora vacanti.
«Gli istituti internazionali avevano fornito previsioni diverse e, ora si può dire, sbagliate. Io ero tra quelli che diceva: attenzione, guardate a cos’è successo dopo l’11 settembre 2001».
E cos’è successo?
«La ripresa è stata repentina, a forma di V. Qui sarà più una a U. Ma la dinamica è uguale. Partono prima i giovani, soprattutto sulle low cost. I giovani rassicurano i più anziani che poi tornano a volare pure loro. Tutto riprende velocemente».
Perché il sistema italiano ha avuto meno problemi?
«Perché il governo ha fatto intervenuti keynesiani — anche su nostra sollecitazione — tutelando i lavoratori, gli aeroporti e le compagnie aeree. Non abbiamo avuto i licenziamenti di massa visti altrove».
Lei da passeggero che regole si è dato?
«Tre in particolare. La prima: volare solo di mattina per evitare cancellazioni e ritardi. La seconda: niente bagaglio in stiva, meglio solo quello a mano. La terza: portare tanta pazienza».
Come Enac state ricevendo un numero maggiore di denunce dei passeggeri rispetto ai livelli pre Covid?
«Sì. Abbiamo sollecitato il sistema a dare maggiore assistenza ai viaggiatori in questo periodo. C’è però da parte delle compagnie un po’ la resistenza a chiudere subito la richiesta di rimborso, evidentemente confidano sul fatto che non tutti faranno poi ricorso».
Del resto un passeggero che compra un biglietto di 60-70 euro non è che porta la compagnia in tribunale.
«È così. Infatti i vettori puntano su questo aspetto per non rimborsare perché sperano che poi il viaggiatore non vada fino in fondo».
Le aviolinee danno la colpa agli aeroporti per il caos di queste settimane. «E se è così possono rivalersi su altri soggetti della filiera».
Willie Walsh, capo della Iata, ci ha detto che questi disagi sono colpa degli aeroporti e devono essere loro a risarcire i passeggeri.
«Non sono d’accordo. Il contratto che il passeggero firma quando acquista un volo è con il vettore, non con gli scali. Poi semmai tocca al vettore chiedere un indennizzo al gestore aeroportuale».
C’è anche il tema dei risarcimenti, oltre ai rimborsi: per le regole comunitarie vanno da 250 a 600 euro a passeggero. Le low cost fanno notare che sia troppo dal momento che vendono voli a 40-50 euro e chiedono di abbassare la cifra.
«Ma quello è un indennizzo forfettario. È evidente che le low cost hanno sviluppato una politica tariffaria che non teneva conto dell’ammontare dei risarcimenti perché un tempo non lo pagavano. Ma ora che sono più controllate pongono il problema».
Quando passeranno questi disagi?
«La situazione sta lentamente tornando ai valori normali».
Ma l’estate resterà problematica?
«Sì, ma dipende dagli aeroporti e dai momenti della giornata».
Presidente che risultati ha portato la riforma dell’Enac 25 anni dopo?
«Si è trattato di un cambio di passo nell’ambito della liberalizzazione del trasporto aereo perché ha costruito un’autorità a presidio dell’interesse pubblico. Pur in assenza di un vettore di riferimento nazionale questo ha consentito al sistema di crescere in maniera adeguata».
Leggiamo il confronto 1997-2019, prima del Covid. Si è passati da 72 milioni di passeggeri transitati negli aeroporti italiani a 192 milioni, da 900 mila voli a 1,5 milioni, da 600 mila tonnellate di cargo a un milione.
«Esatto. Ma non solo. Pensiamo, per esempio, al traffico all’aeroporto di Bergamo: faceva 478 mila passeggeri nel 1997, nel 2019 è arrivato a 14 milioni. Questo percorso di privatizzazione e liberalizzazione ha funzionato e anche bene direi».
Però diciamo che gli aeroporti tra loro sono in forte competizione per catturare sempre più compagnie aeree.
«Motivo per cui dobbiamo superare l’approccio territoriale».
Non è che manca una visione di sistema?
«Infatti stiamo scrivendo proprio per questo il Piano nazionale degli aeroporti per avere delle regole condivise da qui al 2035 che guardi anche all’integrazione intermodale treno-aereo».
Ita Airways ha avviato una battaglia legale contro alcuni aeroporti italiani per vederci meglio sugli incentivi erogati ad alcune low cost.
«Le linee guida sugli incentivi alle compagnie devono essere riscritte e devono permettere a chiunque di verificare e concorrere».
Però le low cost hanno consentito a molti di noi di girare l’Europa a basso costo.
«È così. Il trasporto aereo ha esercitato al meglio questa missione passando da qualcosa di elite a qualcosa di massa. Nessuno vuole tornare al viaggio per gli abbienti».
Il modello low cost sta cambiando?
«L’era delle low cost è finita. Sono operatori aerei che hanno saputo meglio degli altri confrontarsi con le regole fatte 30 anni fa. Ma oggi questo sistema deve fare i conti con un mondo diverso».
Non ritiene che gli aeroporti in Italia siano tanti?
«Lei mi deve dire dove sarebbero troppi».
Beh, guardiamo al Nord: Genova, Torino, Cuneo, Malpensa, Linate, Bergamo, Verona, Treviso, Venezia, Trieste, Bologna, Forlì, Rimini.
«Dipende dalla prospettiva: 14 aeroporti in Italia fanno l’80% del traffico complessivo del Paese».
In totale in Italia ce ne sono oltre 40. Quindi sono troppi.
«In realtà no. Perché tutti gli altri, al di fuori dei 14, devono essere trattati come riserva infrastrutturale».
Quindi l’aeroporto di Forlì, per esempio, non è alla stregua di quello di Bologna.
«No. È uno scalo che deve entrare nella rete aeroportuale emiliana dove il traffico sarà redistribuito secondo regole di mercato che rispettino la riconciliazione con l’ambiente».
L’Ente è diventato una porta a cui bussare per tutti i problemi dei voli?
«L’Enac è un punto di sintesi dei problemi, si integra con i vettori, con gli aeroporti, con i viaggiatori».
E il futuro che ci aspetta?
«La mobilità aerea urbana che ci consentirà di prendere i taxi volanti. E non dimentichiamoci che a Grottaglie stiamo facendo lo spazioporto per i voli suborbitali. Dobbiamo essere pronti».
https://www.corriere.it/cronache/22_lug ... 677a.shtml