Aerei, nel mirino gli incentivi alle low cost: spunta l’obbligo dei voli con Roma, Milano o Venezia
di Leonard Berberi
L’Italia vuole cambiare le regole sugli incentivi alle compagnie aeree, soprattutto quelle low cost, introducendo una misura di «compensazione»: per ogni rotta internazionale sovvenzionata gli aeroporti o gli enti locali italiani potrebbero essere obbligati a pagare pure l’avvio di un collegamento diretto con uno degli hub del nostro Paese: Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Venezia. È questa una delle novità che il nuovo ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili sarà chiamato a decidere nelle prossime settimane, stando a quanto apprende il Corriere da fonti istituzionali. L’obiettivo è dirottare parte dei flussi indiretti sui grandi scali nazionali invece di quelli europei.
![Immagine](http://uploads.tapatalk-cdn.com/20221019/2fc6118c253f07c1a701f7e192360b79.jpg)
Le discussioni
Ogni anno in Italia vengono erogati anche 500 milioni di euro di incentivi che vanno nel 90% dei casi ai vettori stranieri low cost. Queste politiche di agevolazione sono previste nell’ambito europeo per migliorare la connettività dei territori. Ma negli ultimi tempi, secondo alcuni addetti ai lavori, hanno finito anche per concentrarsi troppo sul lato turistico e sempre meno su quello della mobilità dei residenti. Per questo nelle ultime settimane tra il dicastero e l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) tra le altre cose si è discusso anche di questo aspetto, spiegano le fonti.
Il documento
Del resto questo elemento è contenuto nel nuovo «Piano nazionale degli aeroporti» che di fatto traccia il futuro da qui al 2035 degli scali italiani. Nel documento si legge che «al fine di supportare l’implementazione dei livelli di connettività del territorio si potrà procedere alla modifica delle “Linee guida sugli aiuti di Stato per gli aeroporti e le compagnie aeree” anche attraverso l’introduzione di misure tese a migliorare il network nazionale dei collegamenti per, in particolare, gli aeroporti identificati come hub».
L’obiettivo
Per questo, c’è scritto nel documento, «gli aeroporti che tendono a favorire, con finanziamenti pubblici e/o privati, collegamenti da e per il continente, contestualmente potranno avere l’onere di garantire l’accessibilità aria-aria verso gli aeroporti identificati come hub (Fiumicino, Malpensa, Venezia, ndr), per meglio soddisfare le esigenze dei cittadini/passeggeri». «Tale incentivazione — chiarisce il Piano nazionale degli aeroporti — potrà anche essere adottata quale misura di compensazione nei casi di mancata o tardiva realizzazione dei programmi di sviluppo intermodale degli aeroporti con le altre reti di trasporto, al fine di garantire il diritto alla mobilità dei cittadini e degli scambi commerciali».
Le conseguenze
Cosa significa in pratica? Se, per esempio, l’aeroporto calabrese di Lamezia Terme decide di incentivare un nuovo collegamento diretto con Bordeaux in parallelo dovrà preoccuparsi di far avviare anche il volo diretto verso uno degli hub del Paese per migliorare la connettività dei residenti. Avendo già collegamenti senza scalo con Roma Fiumicino e Milano Malpensa l’aeroporto dovrebbe a quel punto erogare facilitazioni per il volo con Venezia. Non è chiaro, al momento, se l’onere sarà in capo al vettore che riceve il sussidio per la rotta internazionale, cosa che avrebbe un impatto sul network delle aviolinee non indifferente. E se la modifica, quando e se effettiva, sarà pure retroattiva.
La proposta alternativa
C’è, poi, un’altra proposta che il prossimo ministro potrebbe valutare anche se non è contenuta nel «Piano nazionale degli aeroporti». Secondo gli addetti ai lavori potrebbe avere più senso stanziare una somma annuale per incentivare i collegamenti delle aree remote. L’idea è quella di sborsare 10 euro per ogni passeggero in partenza da uno scalo collocato in un’area a connettività ridotta (che sia per via aerea o stradale-ferroviaria). In questo modo lo Stato potrebbe spendere non più di 50 milioni di euro all’anno per la mobilità dei circa 5 milioni di italiani che risiedono nelle aree «remote» del Paese.
La connettività del Paese
Secondo un documento della Iata, l’associazione mondiale delle compagnie aeree, a settembre la connettività internazionale dell’Italia era del 18% inferiore a quella dello stesso mese del 2019, prima del Covid. Ma con differenze evidenti a seconda del mercato collegato. Se quello «domestico» (cioè i voli interni) sono quasi vicini ai livelli pre-pandemia (-8%) e quelli europei recuperano significativamente (-13% su settembre 2019), è notevole il balzo dei voli intercontinentali con il Nord America (-15% rispetto a tre anni fa), mentre arrancano Asia-Pacifico (ancora -86%), America Latina (-45%), Medio Oriente (-30%) e Africa (-19%). Il mese passato ci sono stati, in media, 8.468 voli settimanali con località estere (-14% sul 2019) e 227 destinazioni straniere (-15%). I Paesi collegati con volo diretto sono 74 contro gli 81 del settembre 2019.
Fonte https://www-corriere-it.cdn.ampproject. ... 2_amp.html