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“MA CHI STA’ PILOTANDO L’AEREO ???”
Racconto di I-DANB
Mi sono sempre domandato cosa costringe od induce le persone, in particolar modo quelle che
temono che salendo su di un aereo poi non rivedano più i propri cari, a volare. Da quando ho
incominciato la carriera di pilota, ho provato ad effettuare un piccolo sondaggio e le motivazioni
che ho ricevuto come risposta, sono tra le più disparate. Ho conosciuto decine, se non centinaia di
persone, che in passato hanno giurato che nella loro vita non sarebbero mai salite su di un aereo,
scoprendo successivamente, che invece ci sono salite, ci hanno volato e che dopo di allora lo
prendono senza più alcun indugio, accortasi che tutto sommato, l’aereo non è nè più, nè meno
diverso e pericoloso di qualsiasi altro mezzo di trasporto.
Tanto che alla mia domanda “Trova l’aereo un mezzo pericoloso ??”, una delle risposte più
frequenti è stata “Beh, la prima volta che l’ho preso avevo una certa ansia, ma adesso, che ci salgo
spesso, non più. Bisogna ammettere che è comodo e fa risparmiare un sacco di tempo”.
A tale proposito, mi ritorna in mente una scena, che vidi parecchi anni fa in un grande aeroporto
tedesco. Mi trovavo sulle terrazze per i visitatori e a qualche metro di fianco a me, sostava un
nutrito gruppo di persone intente ad osservare l’imbarco dei passeggeri su di un wide-body di
un’importante e famosa compagnia aerea, in procinto di partire per una grossa città degli States.
Quando il velivolo si staccò dal molo, tutti i componenti di questo gruppo, incominciarono a
sventolare i loro fazzoletti ed a singhiozzare. Sembrava più di essere in un cimitero davanti ad una
tomba al termine di una sepoltura, che in un aeroporto. E come se sulla fusoliera di quell’aereo ci
fosse stato scritto a caratteri cubitali “prima di arrivare a destinazione ci schiantiamo sicuramente”.
Personalmente, confesso di trovarmi più a mio agio quando sono sull’aereo che sulla mia
autovettura. Facile, direte voi, in quanto, essendo pilota, parto in qualche modo, da una posizione di
privilegio. E’ vero. Ma è anche vero che se andiamo a guardare le statistiche, muoiono molte e
molte più persone in incidenti stradali che per sciagure aeree. Eppure, ogni volta che saliamo in
auto, nessuno di noi si pone la domanda “chissà se arriverò dove stò andando”. Non ditemelo che lo
fate, perché non ci credo.
Ritornando al discorso iniziale, per sondare meglio lo stato d’animo dei passeggeri, confesso che in
alcune occasioni, mi sono avvalso anche di metodi per così dire “poco ortodossi”, quasi al limite del
sotterfugio. Quelli che i Francesi chiamano “escamotage”.
Ecco che allora entriamo nel vivo del racconto vero e proprio.
Mi trovavo al comando di un volo relativamente breve, rispetto al solito. Eravamo al ritorno da un
Malpensa – Sharm El Sheik con scalo intermedio a Fiumicino. Non era la prima volta che facevo
servizio su questa tratta. In Estate almeno un paio di volte al mese ci capitavo dentro, tanto che
ormai la conoscevo a memoria. Quando atterriamo a Fiumicino, un centinaio di passeggeri
scendono. Quelli che proseguono per Milano, sono poco di più. Siccome non è previsto imbarco di
nuovi viaggiatori, gioco forza, in cabina molti sedili rimangono vuoti. Dopo la ripartenza da
Fiumicino, quando raggiungiamo il livello di crociera, visto che il meteo è buono, il volo procede
tranquillamente e che sono assistito da un secondo particolarmente sveglio, al fine di sgranchirmi
un po’ le gambe, decido di lasciare per qualche minuto il cockpit, per fare quattro passi in cabina
passeggeri. Dopo essermi infilato la giacca dell’uniforme, con le quattro “botte” ben in vista,
percorro per intero il corridoio di sinistra del mio fidato SetteSeiSette.
Al mio passaggio, in cabina è un susseguirsi di “Guarda c’è il Comandante”….”Ma non è il
pilota ??”…e via così. Non appena mi vedono, molti passeggeri abbozzano un sorriso di
compiacimento e mi salutano.
Nel camminare lungo la cabina, noto che sul lato opposto, circa a metà del velivolo, è seduta sul
sedile più vicino alla fusoliera senza nessuno al proprio fianco, una non più giovane donna,
apparentemente sulla sessantina, con il volto girato verso l’oblò e lo sguardo perso nel nulla. Al
collo ha appesa una collanina con una grossa immagine della Madonna, sulla quale tiene appoggiata
la mano destra. La osservo per qualche minuto e noto che da quella posizione non si muove. E’
praticamente immobile. Quando arrivo nella galley in fondo, trovo la Responsabile di cabina e le
dico: “Ho visto un’anziana passeggera a metà del corridoio così ferma al suo posto, che sembra
morta !! E’ voltata verso l’esterno con lo sguardo fisso nel vuoto”
“Ah sì, è vero, l’ho notata anch’io !! E’ da quando siamo partiti da Sharm chè è in quella posizione.
Non si è mossa nemmeno quando sono passata con il carrello e le ho chiesto se desiderava qualcosa.
Anzi, non mi ha nemmeno risposto !!”
A questo punto, la domanda mi è sorta spontanea: “Ma hai controllato se respira ?? Non sarà mica
morta sul serio !!”
“Sì, sì, respira. Di questo ne sono più che sicura. Stai tranquillo”.
Decido comunque di verificare di persona. Mi avvio per ritornare in cockpit ed arrivato alla fila
dov’è seduta l’anziana signora, mi ci accomodo di fianco. La passeggera in questione, al contrario di
tutti gli altri, sembra non accorgersene. Solo quando avvicino il mio volto al suo petto per
controllare se respira, la signora lentamente volge lo sguardo verso di me.
Non potete immaginare come la cosa mi rese felice.
Mi rivolgo a lei con un “Buongiorno, signora !! Tutto bene ??”
Mi risponde con un laconico “Sì”, rivoltandosi ancora verso l’oblò con il solito sguardo fisso nel
nulla.
Qualche secondo dopo, come se avesse ricevuto una forte scossa elettrica, si volta di scatto verso di
me, mi scruta dalla testa ai piedi e mi dice:
“Scusi, ma lei non è il pilota ??”
“Sì, signora, sono il pilota. Per essere più precisi, il Comandante dell’aereo”
Chiunque altro al suo posto, sarebbe con tutta probabilità stato felice di avermi al suo fianco, magari
stringendomi la mano e chiedendomi informazioni sul volo.
Invece la signora, mi guarda terrorizzata ed esclama a mezza bocca
“Mmm..Ma..Ma..Ma allora chi sta’ pilotando l’aereo ??”
Vista una simile reazione, è stato più forte di me rispondere
“In questo momento nessuno !!”
C’è mancato poco che l’anziana signora non morisse veramente.
Dopo aver baciato quattro/cinque volte l’immagine della Madonna, pallida e con il volto
leggermente madido di sudore, ha appena la forza per pronunciare:
“Ho bisogno del bagno. Sa dirmi dov’è ??”
“Certo !! L’accompagno, mi segua”
La prendo sotto braccio e la faccio accomodare nella toilette anteriore. Torno in cockpit, ma prima
impartisco disposizioni alla numero uno ed alla numero tre, di dare il massimo dell’assistenza alla
passeggera. In particolar modo, chiedo loro di tenermi informato sul suo stato di salute.
Da quanto mi viene riferito poco dopo, l’attempata signora riprende il normale colorito e torna a
sedere al proprio posto.
Quando atterriamo a Malpensa, ordino che la signora venga accompagnata al mio cospetto, per
scusarmi con Lei per l’accaduto e salutarla di persona.
Mai fu più appropriato il detto “Tutto è bene ciò che finisce bene”.
Da allora non l’ho più rivista. Non sono riuscito a conoscere il motivo per il quale si trovava a
bordo, non so se avrà ripreso l’aereo nuovamente, ma di una cosa sono certo: quel volo se lo
ricorderà per un bel pezzo.
Sì, lo ammetto. Sotto sotto, come dice una collega di mia moglie, alcune volte ….”sono b*****o
dentro”.
FINE