Piu' vicino Londra che Milano.
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Aeroporto, una rivoluzione rapida e «strabica» apre scenari inediti Orio: «Più vicini a Londra che a Milano» L'Inghilterra a un'ora di volo, la Spagna a due. Tariffe scontate e viaggi d'affari. Soffre ma resiste il ramo abbigliamento.
BERGAMO — Ha esportato muratori, imprenditori e vescovi, scarpe grosse e cervelli fini, migranti per decenni. Ora c'è un pompiere inglese che fa il fireman a Londra e torna a casa nei fine settimana, in città alta. E pendolari dell'aria sono pure certi colletti bianchi di Parigi e Bruxelles, ufficio in Europa e terrazza sulle mura. «Bergamo è cambiata più negli ultimi dieci anni che in tutto il secolo passato», dicono analisti e osservatori: «Una rivoluzione rapida, inedita, imprevedibile ». Ma strabica. L'aeroporto di Orio al Serio ha scoperto l'Inghilterra a un'ora di volo, la Spagna a due. Tariffe scontate e viaggi d'affari: è l'età glocale, bellezza. Il futuro, leggero. «Peccato che le ferrovie funzionassero meglio 50 anni fa, collegavano anche le valli, erano più veloci», fanno i conti in Confindustria.
Così, la Bergamo europea è più «vicina» allo scalo di Stansted che alla stazione Centrale di Milano: ci vuole un quarto d'ora di meno. Per non dire delle strade. Il passato. Zavorre.
La storia contemporanea di Bergamo inizia nel 2002. Orio apre al low cost e fa 1,2 milioni di passeggeri. Arrivano turisti e lavoro per 20mila persone. Spuntano bed and breakfast e agriturismo. Alla fine del 2008 si conteranno diciotto compagnie aree sulle piste, 6,2 milioni di transiti e un più 7 per cento in prenotazioni d'albergo. Ora: è vero che a Bergamo si ferma solo il 10 per cento dei viaggiatori, ché gli altri corrono nella via Montenapoleone dello shopping e sulle Alpi dello sci. Intanto, però, «abbiamo creato nuovi scenari economici e soprattutto spostato i propilei d'accesso alla città da porta sud a Orio», sottolinea Renato Ravasio, consigliere delegato Sacbo: «Certo, si può fare di più sui flussi turistici, creare migliori attrattive...».
Lavoro ne resta. Soffre ma resiste il ramo abbigliamento, la disoccupazione è al 3 per cento, le aziende temono più l'euro forte che il gigante cinese. La radiografia economica di Bergamo è da città sana: finanza bianca, chilometro rosso delle imprese, ricerca e innovazione. I capitali si muovono in Borsa e sul Web, i manager volano, d'accordo. «Ma le merci viaggiano su gomma e treno... », osserva Stefano Cofini, responsabile dell'ufficio studi di Confindustria. E il sistema dei trasporti di terra è all'anno zero: «S'è perso molto tempo nel realizzare nuove strade e non si è mai riusciti a costruire le ferrovie». E ancora: «Troppo spesso — insiste Cofini — si è intervenuti sul territorio, modificando urbanistica e funzioni, senza tener conto della mobilità ».
La miopia della città che vola, oppure passa il resto del tempo in coda, in carrozza, alla ricerca d'un parcheggio. Niente complessi, però. Bergamo non sente più nemmeno «la sudditanza gerarchica da Milano», dice Mauro Ceruti, già preside della Facoltà di scienze della formazione e oggi senatore Pd. Non ha il complesso perché «bypassa il capoluogo, da città murata si ritrova al centro d'una rete globale». La crisi è interna. Identitaria. Il baricentro s'è spostato dal sentierone al centro commerciale sull'autostrada, come in una edge city americana, una Bergamo di confine. I negozi chiudono, battagliano sugli orari. E in silenzio, chiosa Ceruti, «aumenta l'abbandono scolastico ». Come quarant'anni fa. Quando ancora partivano i muratori.
Armando Stella
26 Giugno 2008
Corsera
BERGAMO — Ha esportato muratori, imprenditori e vescovi, scarpe grosse e cervelli fini, migranti per decenni. Ora c'è un pompiere inglese che fa il fireman a Londra e torna a casa nei fine settimana, in città alta. E pendolari dell'aria sono pure certi colletti bianchi di Parigi e Bruxelles, ufficio in Europa e terrazza sulle mura. «Bergamo è cambiata più negli ultimi dieci anni che in tutto il secolo passato», dicono analisti e osservatori: «Una rivoluzione rapida, inedita, imprevedibile ». Ma strabica. L'aeroporto di Orio al Serio ha scoperto l'Inghilterra a un'ora di volo, la Spagna a due. Tariffe scontate e viaggi d'affari: è l'età glocale, bellezza. Il futuro, leggero. «Peccato che le ferrovie funzionassero meglio 50 anni fa, collegavano anche le valli, erano più veloci», fanno i conti in Confindustria.
Così, la Bergamo europea è più «vicina» allo scalo di Stansted che alla stazione Centrale di Milano: ci vuole un quarto d'ora di meno. Per non dire delle strade. Il passato. Zavorre.
La storia contemporanea di Bergamo inizia nel 2002. Orio apre al low cost e fa 1,2 milioni di passeggeri. Arrivano turisti e lavoro per 20mila persone. Spuntano bed and breakfast e agriturismo. Alla fine del 2008 si conteranno diciotto compagnie aree sulle piste, 6,2 milioni di transiti e un più 7 per cento in prenotazioni d'albergo. Ora: è vero che a Bergamo si ferma solo il 10 per cento dei viaggiatori, ché gli altri corrono nella via Montenapoleone dello shopping e sulle Alpi dello sci. Intanto, però, «abbiamo creato nuovi scenari economici e soprattutto spostato i propilei d'accesso alla città da porta sud a Orio», sottolinea Renato Ravasio, consigliere delegato Sacbo: «Certo, si può fare di più sui flussi turistici, creare migliori attrattive...».
Lavoro ne resta. Soffre ma resiste il ramo abbigliamento, la disoccupazione è al 3 per cento, le aziende temono più l'euro forte che il gigante cinese. La radiografia economica di Bergamo è da città sana: finanza bianca, chilometro rosso delle imprese, ricerca e innovazione. I capitali si muovono in Borsa e sul Web, i manager volano, d'accordo. «Ma le merci viaggiano su gomma e treno... », osserva Stefano Cofini, responsabile dell'ufficio studi di Confindustria. E il sistema dei trasporti di terra è all'anno zero: «S'è perso molto tempo nel realizzare nuove strade e non si è mai riusciti a costruire le ferrovie». E ancora: «Troppo spesso — insiste Cofini — si è intervenuti sul territorio, modificando urbanistica e funzioni, senza tener conto della mobilità ».
La miopia della città che vola, oppure passa il resto del tempo in coda, in carrozza, alla ricerca d'un parcheggio. Niente complessi, però. Bergamo non sente più nemmeno «la sudditanza gerarchica da Milano», dice Mauro Ceruti, già preside della Facoltà di scienze della formazione e oggi senatore Pd. Non ha il complesso perché «bypassa il capoluogo, da città murata si ritrova al centro d'una rete globale». La crisi è interna. Identitaria. Il baricentro s'è spostato dal sentierone al centro commerciale sull'autostrada, come in una edge city americana, una Bergamo di confine. I negozi chiudono, battagliano sugli orari. E in silenzio, chiosa Ceruti, «aumenta l'abbandono scolastico ». Come quarant'anni fa. Quando ancora partivano i muratori.
Armando Stella
26 Giugno 2008
Corsera
- airtraveler
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Re: Piu' vicino Londra che Milano.
Ma questo non aveva altro da fare che raccogliere tante stupidaggini? Ed il tutto è basato su un dato errato: Bergamo Londra in 1 ora? Ma lo sa questo che tra Italia ed UK c'è un'ora di fuso orario?
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Re: Piu' vicino Londra che Milano.
Troppo caldo, il cervello di Stella non ha retto.
Re: Piu' vicino Londra che Milano.
E poi proprio ora che con la 4 corsia s'arriva a MI bene....l'avrei capito anni fa un articolo del genere, meno male che scrive sul Corriere della Sera e non sul gazzettino di Ponte Oglio.
Re: Piu' vicino Londra che Milano.
Il problema resta attraversare...visto che quando arrivi a SESTO S.G. sono cxxxi.....fino a quando nn si risolve sto problema.. :duro: :duro: :incazzato: :cotto:
- airtraveler
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Re: Piu' vicino Londra che Milano.
Quasi tutti i treni diretti che arrivano in centrale compiono il tragitto in meno di un'ora e nessuno in un'ora e 15 come dice...
Re: Piu' vicino Londra che Milano.
:green: :green: :green: :green:airtraveler ha scritto:... Ed il tutto è basato su un dato errato: Bergamo Londra in 1 ora? Ma lo sa questo che tra Italia ed UK c'è un'ora di fuso orario?
Sto morendo dal ridere :contento :contento :contento
“È bastato che O’Leary prevedesse il fallimento della nostra compagnia, che, da quel momento, è aumentato il nostro fatturato” il soggetto non è Alitalia ma Lufthansa
Re: Piu' vicino Londra che Milano.
Urca!!! Allora anche Boston e' piu' vicino di Firenze! Meno di tre ore. Parti alle 11:05 e arrivi alle 14:00.
Bisogna dirglielo ad Armando Stella, che ci fa un articolo. :azz:
Bisogna dirglielo ad Armando Stella, che ci fa un articolo. :azz:
Re: Piu' vicino Londra che Milano.
Non serve andare così lontano ....indaco ha scritto:Urca!!! Allora anche Boston e' piu' vicino di Firenze! Meno di tre ore. Parti alle 11:05 e arrivi alle 14:00.
Bisogna dirglielo ad Armando Stella, che ci fa un articolo. :azz:
Basta TORNARE da Londra: 3 ore calcolate in ore locali, mentre Milano rimane pur sempre a 1h e 15' (al max).
:applausi: :applausi: :applausi:
“È bastato che O’Leary prevedesse il fallimento della nostra compagnia, che, da quel momento, è aumentato il nostro fatturato” il soggetto non è Alitalia ma Lufthansa
- stefanojoy
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Re: Piu' vicino Londra che Milano.
:contento che genio....
Qualcuno si lamenta del proprio stipendio....altri per 1200 euro al mese.... http://it.youtube.com/watch?v=W2QMhUrSlm0 ....
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