L'aeroporto deserto, i taxi in inutile attesa. La Spagna è ferma, con poca fiducia in se stessa e nel futuro
Dal nostro inviato ALDO CAZZULLO


I taxi in attesa davanti all'aeroporto di Madrid (foto Cazzullo)
MADRID - Sabato pomeriggio, 19 novembre, a Madrid. Vigilia elettorale. Domani è un giorno storico per la Spagna: la destra va al potere dopo sette anni e mezzo di Zapatero, i socialisti si preparano alla peggiore sconfitta da quando esiste la democrazia. Atmosfera febbrile? L'agitazione sottile che precede la svolta? No. La protagonista è la crisi. L'aeroporto di Madrid Barajas, bellissimo e gigantesco, è completamente deserto. Fuori, una fila di centinaia di taxi in attesa di clienti che non arriveranno. La Spagna ha cinque milioni di disoccupati e poca fiducia in se stessa e nel futuro. Anche gli Indignados, che ieri avevano tentato di dipingere i leoni di pietra delle Cortes, il Parlamento, stasera sono scomparsi. Madrid resta una città aperta, internazionale, allegra. Rinascerà. Ma oggi il Paese che cresceva di più in Europa è la maschera spaventata della crisi internazionale.