I complimenti del presidente
Racconto di I-DANB
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Lui, malgrado sia più giovane di me di un paio d’anni, ha già conseguito sia il terzo grado che l’abilitazione al volo strumentale, da un anno. Da sei mesi, una notte sì ed una no, trasporta con un bimotore a pistoni per conto di una piccola società specializzata, piccoli colli di merce. E’ quindi più esperto di me. A mò di festeggiamento per il mio conseguimento, decidiamo così, la domenica di andare a Bologna a pranzare in uno dei più rinomati ristoranti della città. Per l’occasione, il nostro mezzo di trasporto è un non più giovane monomotore Siai 208. La sua strumentazione però, è tale che può fare invidia a quella di un velivolo di ben altra classe. Non manca niente. C’è l’HSI, due ADF, anzi per la precisione uno è un RMI, due transponder, dei quali uno con il mode Charlie ed il DME. Tutto sommato, il “Duecentootto” era un aereo che mi piaceva. Niente di trascendentale, sia chiaro. Ma aveva un buon rateo di salita ed in crociera, al 75% della potenza riusciva a “filare” a 130 nodi. Il suo “tallone d’Achille” era che quando faceva freddo, aveva la tendenza a fare ghiaccio al carburatore, col pericolo di vedersi fermare il motore e l’elica da un momento all’altro. Per questo motivo, bisognava sempre tenere un occhio sullo strumento che indicava la temperatura della benzina all’ingresso del carburatore. Io ed il mio amico, ci siamo dati appuntamento presso un aeroporto a nord di Milano, alle dieci di mattina. Il piano di volo, dettato da casa all’ARO di Malpensa per telefono, prevede la prima tratta in VFR (a vista) fino al VOR di Saronno, qui passaggio in IFR (tecnicamente questa operazione è chiamata inserimento), poi Ambra quattordici fino al Lupos (è un punto che si trova sull’aerovia a 30 miglia ad ovest dell’aeroporto di Borgo Panigale) e da qui giù direttamente per un finale ILS. Il livello di volo richiesto è FL110. Il tempo non è dei migliori. La giornata è grigia, ma non piove. Le nubi, mediamente alte ma stratificate, ricoprono per intero il cielo. La visibilità non supera i sette chilometri. Quando decolliamo, sono le dieci e venti. Dopo aver aperto il piano di volo con la torre di Malpensa, in quattro minuti siamo già a Saronno ed effettuiamo la prima chiamata al centro Radar di Milano “Milano Informazioni, India Sierra Juliet Alfa Juliet” “India Sierra Juliet Alfa Juliet, Milano Informazioni. Avanti !!” è la risposta “Milano Informazioni, l’India Alfa Juliet è un Sierra Mike due otto in attesa su Saronno, duemila piedi sull’acca di uno zero zero sei, per inserimento IFR come da piano di volo, transponder Standby”. “India Alfa Juliet, Milano Informazioni, ricevuto. Per il momento mantenga Saronno ed i duemila piedi. Confermo l’acca di uno zero zero sei”. Non passano un paio di minuti che il controllore ci richiama “India Alfa Juliet, Milano Informazioni. Inserisca sei quattro zero due sul transponder e contatti Milano centotrentadue e decimali sette. Buona Giornata”. Il mio amico ripete il messaggio e come istruito, contatta la 132.7 “Milano, India Sierra Juliet Alfa Juliet”. “India Alfa Juliet, Milano. Squawk ident !!” Il controllore, per identificarci meglio ed avere la certezza della nostra traccia radar, ci ha richiesto di emettere per qualche istante una maggiore potenza dal nostro transponder. Questo fa sì che sul monitor gli apparirà la nostra traccia più grande delle altre. “India Alfa Juliet, Milano. Identificato. Ora lei è sotto controllo radar. Salga a livello di volo uno uno zero e fin da ora può andare direttamente a Parma”. Quando raggiungiamo FL110, ci troviamo esattamente tra due strati di nubi. Il termometro segna qualche grado sotto lo zero. Per non fare ghiaccio al carburatore, ho dato due giri al pomello giallo del comando dell’aria calda. Questo e’ sufficiente per mantenere la temperatura all’ingresso del carburatore, un grado sopra lo zero. Quarantacinque minuti dopo, atterriamo a Bologna Borgo Panigale. Quì il tempo è leggermente più bello che sopra da noi. Fa più freddo, ma c’è un pallido sole. Il controllore ci fa parcheggiare nel primo dei cinque stand riservati all’aviazione generale situati sul lato sinistro del piazzale proprio di fronte alla torre. Questi stand sono a lisca di pesce e si deve parcheggiare con prua verso est e quasi parallela all’aerostazione. Dopo aver sbrigato le solite formalità aeroportuali, io ed il mio amico prendiamo un taxi per farci portare in centro città. Quando alle quattordici e quarantacinque ritorniamo in aeroporto, vediamo che sia fuori che al suo interno, c’è un gran movimento di forze dell’ordine. Ci sono Carabinieri, poliziotti ed agenti della Guardia di Finanza dappertutto. Ci avviamo verso l’uscita per salire sul nostro aereo ma veniamo bloccati da un agente. Aprendo le braccia ci dice “Signori mi dispiace ma di qui non potete passare !!” “Come non possiamo passare ?? Dobbiamo partire. Siamo i piloti di quell’aereo” indicandogli il nostro Siai. “Mi dispiace, ma ho avuto ordine di non far passare nessuno” Un ufficiale lì vicino gli dice “Va’ bene, va’ bene, falli passare.” Quando usciamo dall’aerostazione, notiamo che di fronte al nostro aereo, allo stand n.5 (è uno dei sei parcheggi situati proprio di fronte all’aerostazione), è parcheggiato uno dei due DC-9/30 che dal 1974 è in carico al 306.mo Gruppo del trentunesimo Stormo Trasporti Speciali della nostra Aeronautica Militare, di base sull’aeroporto di Ciampino. E’ uno dei due nostri < Air Force One >. Dall’aerostazione fino alla scaletta dell’aereo è steso per terra un tappeto rosso ed ai suoi lati, ci sono due ali formate da uomini delle forze dell’ordine. Mentre io ed il mio amico stiamo compiendo l’ispezione ed i controlli pre-volo girando tutt’intorno al nostro aereo, dalla porta dell’aerostazione, accompagnato dalla sua inseparabile pipa, esce il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che con passo deciso (malgrado l’età) e fiero, da buon partigiano qual’era stato, si dirige verso la scaletta del DC-9. Alle sue spalle, cinque uomini vestiti di grigio. Sono gli agenti della sua scorta. Quando arriva al traverso del nostro aereo, si gira e fa qualche passo verso di noi, sotto lo sguardo atterrito e preoccupato degli agenti e degli uomini della sua scorta. “Ragazzi, è vostro l’aeroplano ?? ci domanda. “Eh magari, signor Presidente. Noi lo pilotiamo solamente” gli rispondo. “Bravi !! Bravi !! Bravi ugualmente. Continuate così. Si vede che avete la faccia dei bravi ragazzi e che siete in gamba”. Pertini si gira e nel ritornare sul tappeto rosso, si rivolge agli agenti, facendo con la pipa che tiene in mano un eloquente gesto “Vedete, questi sono i giovani che mi piacciono !! I nostri giovani !!” e sale sull’aereo. Anche noi due facciamo lo stesso. Siamo entrambi gasatissimi ed incominciamo a darci delle arie, tanto che per poco non decolliamo da fermi. La torre ci autorizza a rullare per pista 12. Quando siamo sul raccordo che corre parallelo alla pista, decidiamo di iniziare la nostra corsa di decollo all’altezza del secondo raccordo, visto che col nostro aereo, la lunghezza di pista che comunque rimane, ci consente di decollare, riatterrare e decollare di nuovo. Siamo già alla posizione attesa e stiamo effettuando i controlli pre-decollo e relativa prova motore, che ci chiama la torre “India Alfa Juliet, Torre. Avete qualcosa in contrario se diamo la precedenza al DC-9 dietro di voi ??” “No, negativo. Fate pure” “Grazie. Allora Alfa Juliet, voi siete numero due al decollo”. Il DC-9 dell’AMI ci passa di dietro e dopo aver raggiunto l’ultimo raccordo in fondo alla taxiway principale, si allinea a centro pista pronto per il decollo. Il controllore di torre gli dice “India uno zero zero uno, siete autorizzato anche al decollo, il vento è calmo”. Il pilota risponde “Autorizzato al decollo India uno zero zero uno. Un doveroso ringraziamento ai piloti dell’Alfa Juliet”. Quando il DC-9 ci sfila davanti, ha già acquistato una discreta velocità e da lì a poco si alza in volo. Un minuto dopo la torre lo chiama “India uno zero zero uno, il vostro decollo ai zero cinque, per ulteriori contattate 120.1. Salutateci il Presidente”. “Centoventi punto uno. Grazie, non mancheremo” è la risposta del pilota del DC-9. Dopo un paio di minuti, anche noi veniamo autorizzati al decollo e subito dopo, anche a noi viene assegnata la stessa frequenza. Quando ci sintonizziamo, sentiamo “India uno zero zero uno, potete contattare Romagna Radar 118.15. E’ vero che avete Pertini a bordo ??” “Con Romagna Radar 118.15. Affermativo. India uno zero zero uno.” è la risposta “India uno zero zero uno, salutatecelo tanto tanto”. “Va’ bene. Consideratelo già fatto. A risentirci, India uno zero zero uno”. Da lì a poco, anche noi veniamo indirizzati a contattare Romagna Radar. Passano sì e no tre/quattro minuti, che sentiamo che il controllore dice al DC-9 con a bordo Pertini “India Uno zero zero uno, può passare con Roma, uno due quattro decimali venti. E tanti saluti al Presidente !!”. “Passiamo con Roma, uno due quattro decimali venti. Il Presidente contraccambia i saluti. India uno zero zero uno”. Evidentemente, in quel momento Pertini si trovava in cockpit. Qui finisce il racconto. Però prima lasciatemi fare una piccola considerazione. Un anno e mezzo dopo, Pertini porterà a termine il suo settennato presidenziale. Tra i Presidenti della Repubblica che abbiamo avuto, Sandro Pertini è stato sicuramente uno di quelli che gli Italiani hanno più amato e benvoluto. Ricordo sempre questo avvenimento con grande gioia. |