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Prima lezione di pilotaggio
Racconto di I-DANB
E’ una bella giornata d’inizio Ottobre. Circa una quindicina di giorni prima, mi ero presentato alla
segreteria dell’Aeroclub per avere informazioni su come fare per conseguire il brevetto di pilota.
Dietro il bancone avevo trovato un giovane educato e dai modi gentili.
Mi accoglie con un “Buongiorno, desidera ??”
“Si, vorrei sapere cosa devo fare per prendere il brevetto”.
“Guardi, è venuto proprio al momento giusto. La prossima settimana inizia il corso”, ed incomincia
a spiegarmi l’iter.
“Per prima cosa, deve superare la prescritta visita medica per l’idoneità al volo, presso l’IML che si
trova a Milano in Piazzale Novelli. Deve presentarsi con questo modulo e questi bollettini di
versamento. Sono aperti dal Lunedì al Sabato. Le consiglio di presentarsi presto, diciamo non più
tardi delle otto, otto e dieci, perchè accettano solo un tot di persone”.
E così faccio. Otto giorni dopo, di buona mattina, sono davanti al portone d’ingresso della Prima
Regione Aerea della nostra Aeronautica Militare. Alle otto in punto, quando il portone si apre, sono
uno dei primi ad entrare e l’aviere di guardia mi dice che devo salire all’ultimo piano. Qui si trova, o
per meglio dire si trovava, perché ora è stato spostato in una palazzina nei pressi dell’aeroporto di
Linate, l’Istituto di Medicina Legale (appunto IML) dell’Aeronautica Militare, al quale è demandato
il compito di accertare lo stato psico-fisico di ogni pilota d’aereo, sia esso militare che civile.
Ti controllano da cima a fondo. Esame del sangue e dell’urina, vista, udito, cardiogramma,
encefalogramma. Tutto insomma. Ti controllano anche lì. Ci sono poi anche i test per misurare la
prontezza di riflessi. Belli tosti, quelli.
Quando ripasso davanti all’aviere all’uscita, sono già le tredici e quaranta. Ho superato l’esame
brillantemente. Da quanto mi viene detto, ho un fisico eccezionale. Grazie mamma !! Potevi solo
farmi crescere qualche centimetro di più, ma fa’ lo stesso. Scoprirò più tardi, che per fare il pilota,
essere molto alti non va’ troppo bene. Evidentemente mia madre già lo sapeva.
A questo punto, telefono all’Aeroclub per fissare l’appuntamento per la prima lezione pratica. La
teoria, che si tiene di sera due volte alla settimana, è già iniziata da qualche giorno.
“Le è stato assegnato come istruttore il comandante Caio. Ha la prima ora libera Giovedì
pomeriggio alle quattro” mi risponde una delle tre segretarie. Accetto.
L’istruttore, il comandante Caio, è un uomo sulla quarantina abbondante, gentile ma dai modi decisi
e soprattutto uno che non si perde in chiacchiere. Avvenuta la presentazione, ci avviamo verso
l’aeroplano, un Partenavia P66C. Si tratta di un monomotore biposto costruito appositamente per le
scuole di volo dell’Aeroclub d’Italia.
I primi quaranta minuti dell’ora di lezione, trascorrono per la spiegazione di com’è fatto l’aereo, dei
suoi comandi e come devono essere utilizzati e nell’illustrazione ed uso degli strumenti di volo.
Finalmente avviamo il motore. L’istruttore mi dice
“Stia bene a guardare tutto quello che faccio, perché dopo lo dovrà fare lei. Se c’è qualcosa che non
le è chiaro, non esiti a farmelo presente”.
“D’accordo”, rispondo. Sono un tantino emozionato.
L’istruttore si appresta al decollo. Dopo essersi perfettamente allineato al centro della pista,
lentamente porta la leva di potenza del motore, tutto avanti. Poche centinaia di metri e siamo già in
aria.
“Variometro positivo, velocità settanta nodi. Quando siamo a trecento piedi tolga i flaps” mi dice
indicandomi il piccolo comando.
Eseguo. Il velivolo ha un piccolo mancamento, accenna a perdere quota.
“Quando toglie i flaps, lui (l’aereo ndr), perde portanza e tende a spanciare un pochino. Lo deve
sostenere. Vede, così”, mi dice l’istruttore mentre tira a sè un poco il volantino.
Acquistiamo velocità e saliamo fino ad una quota di settecento piedi. L’istruttore mentre vira a
sinistra per portarsi in sottovento, mi dice
“Generalmente la quota per il sottovento è di mille piedi, ma qui da noi, vista la ancora vicinanza
con Malpensa, è stato deciso di stabilirla a settecento” e riporta alla piccola torre dell’aeroporto, in
gergo chiamata biga, la nostra posizione
“Sei, entra in sottovento per pista trentasei”. Quel sei non è altro che il codice dell’istruttore.
Anzichè chiamare con le marche dell’aeroplano, così facendo, chi è in biga sa che su quel velivolo
c’è un istruttore.
Un secondo dopo, mi avvedo che da destra, c’è un elicottero che alla nostra stessa quota, stà
venendo dritto dritto verso di noi.
“Comandante, guardi !! Lì a destra”.
Abbiamo l’anticollisione già acceso, ma l’istruttore immediatamente accende anche tutte le altre luci
dell’aereo, ovvero quelle di navigazione ed il piccolo faro d’atterraggio. Nel contempo, tenendo
d’occhio l’elicottero, afferra ben stretto il volantino, pronto ad ogni evenienza. L’elicottero, un
Agusta Bell 206 dei Carabinieri, improvvisamente scarta a destra e s’impenna.
Ci ha visto !! Per evitarci esegue un tre e sessanta.
Nello stesso istante, ci chiamano dalla biga.
“Attenti !! Sei, avete un elicottero alla vostra destra !!”
“Sì, visto. Lo abbiamo appena evitato. Era in contatto ?? domanda l’istruttore all’addetto in biga
“No. Negativo” è la risposta
“Ma non sanno e non vedono che c’è un aeroporto. Sono proprio Carabinieri !! esclama abbastanza
sull’incazzato l’istruttore, aggiungendo un paio di epiteti che tralascio. Non per niente, ma non
vorrei che venisse denunciato per oltraggio a Pubblico Ufficiale.
Dentro di me penso: “Annamo bbene !! Come inizio non c’è male”.
Passato lo scampato pericolo, la nostra lezione continua. L’istruttore, giunto quasi al traverso della
testata della pista trentasei, riduce motore ed un minuto dopo, appena la lancetta dell’anemometro
entra in arco bianco, mette la prima tacca di flaps.
“Lei stà sempre osservando bene cosa faccio, vero ?? mi domanda l’istruttore
“Certo !!” gli rispondo
“Domande ??”
“Nessuna. Fino adesso mi è tutto chiaro.”
L’istruttore chiama la biga
“Sei, stà virando in finale. Tocca e riparte”.
“Sei, copiato. Atterraggio a discrezione. Il vento è calmo” ci rispondono dalla biga
“Ora dobbiamo inchiodare la velocità a sessanta nodi. Massimo sessantacinque. Metta full flaps !!
Stia bene attento, perché dopo dovrà farlo lei e tutto da solo” mi dice l’istruttore
Quando il piccolo monomotore è a cento piedi da terra ed ormai quasi sulla soglia pista, l’istruttore
richiama l’aereo, portando a sè il volantino. Man mano che il velivolo perde quota, dà dei piccoli
“strappi” al volantino. Il P66 alza leggermente il muso e con le ruote del carrello principale tocca
dolcemente la pista. Una decina di metri più avanti, tocca anche con quella anteriore.
L’istruttore mette i flaps a cinque gradi e portando la manetta motore ancora tutta in avanti,
ridecolla.
“Ora è suo. Guardi che bastano uno o due centimetri di corsa del volantino, per farlo scendere o
salire. La velocità va bene. Siamo a trecento piedi. Cosa deve fare adesso ??”
“Togliere i flaps ma facendo attenzione a sostenerlo”, rispondo
“Perfetto !! E allora proceda”
Tolgo i flaps e tiro verso di me un pochino il volantino. Il velivolo accenna appena appena a perdere
quota.
“Tiri verso di lei ancora un pochino il volantino. Lo sostenga ancora un po'”
Tiro verso di me ancora un pochino il volantino.
“Così !! Va bene, molto bene. Ora siamo a cinquecento piedi, inizi a virare a sinistra per il
sottovento” mi dice l’istruttore.
Questa volta, per fortuna non c’è nessuno che ci vuole abbattere. Fila tutto liscio. Quando siamo in
prossimità del traverso della testata pista, l’istruttore mi dice di portare la manetta a metà corsa, per
perdere velocità. L’aereo ovviamente tende ad abbassare il muso.
“Lo sostenga, come ha fatto prima quando ha tolto i flaps” mi ordina l’istruttore.
“Siamo in arco bianco. Metta la prima tacca di flaps e ridia manetta. Non troppa però. Mantenga la
velocità ora indicata”.
Terminata la virata in base, l’istruttore mi dice
“Metta la seconda tacca di flaps e riduca un pochino la manetta per stabilizzare la velocità a
sessanta nodi”.
Eseguo alla lettera le sue istruzioni.
“Ora inizi la virata per allinearsi con la pista. Viri dolcemente. Guardi che stà leggermente
scarrocciando. Deve dare un po’ di piede sinistro. Così va bene.”
L’istruttore prende in mano il microfono e chiama la biga
“Sei, è in finale per full stop”.
“Atterraggio a discrezione, il vento è calmo” è la risposta
“Tenga cinquecento piedi a scendere. Non faccia aumentare la velocità. Guardi, deve puntare là,
cento metri dopo l’inizio della pista. Ora metta full flaps”.
Sarà per la solita fortuna dei principianti, ma l’atterraggio avviene quasi perfetto.
“Ora freni. Metta i piedi in alto sui pedali e schiacci. Piano però”
Ci avviamo verso il parcheggio e quando ci arriviamo, dopo aver spento la radio di bordo,
l’istruttore mi dice
“Schiacci con forza i pedali dei freni e tiri quel manettino lì sotto a sinistra. Quello è il freno di
parcheggio. Ora porti indietro la manetta motore fino a quando il contagiri non segna novecento.
Adesso tiri tutta indietro anche questa manetta rossa, per togliere benzina”.
Dopo un paio di secondi l’elica si ferma.
“Adesso porti tutti gli interruttori su off e giri la chiave dell’avviamento tutta a sinistra. Bene !! La
lezione è finita. Non male per essere solo la prima. Si vede che la stoffa c’è !! Per quando ha
prenotato la seconda ??”
“Ho trovato un buco per domenica pomeriggio alle tre”. E sì ragazzi, purtroppo anche qui ci sono
gli slot.
L’istruttore nel scendere dall’aereo mi dice
“Molto bene. A domenica allora”.