
Alaska Airlines, una delle compagnie più importanti degli Stati Uniti, ha messo a terra «temporaneamente» tutti i suoi 65 Boeing 737 Max 9 — stesso modello, ma poco più grandi dei Max 8 — per sottoporli a ispezioni dopo che il portellone di un velivolo (tecnicamente sigillato) si è staccato in aria costringendo un volo a un atterraggio di emergenza.
Gli investigatori dell’ente federale dell’aviazione statunitense (Faa) e dell’Ntsb stanno indagando sull’incidente e presto dovranno decidere se fermare i 737 Max 9 negli Usa per ulteriori accertamenti o si tratta di un caso isolato. Secondo le prime informazioni lo stesso aereo aveva mostrato due problemi di pressurizzazione già il 4 gennaio scorso.
Il collegamento
Il volo Alaska Airlines 1282 era partito alle 16.52 locali di venerdì (l’1.52 di sabato notte in Italia) da Portland, in Oregon, con 174 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio e destinazione Ontario, California. Ma appena arrivato a quota 16.300 piedi (4.968 metri) — sei minuti dopo il decollo — ha iniziato a scendere tornando verso lo scalo originario volando per appena 19 minuti complessivamente, come mostrano i tracciati del sito specializzato Flightradar24. Il fatto che l’incidente si sia verificato subito dopo il decollo ha scongiurato conseguenze peggiori: i passeggeri in quel momento avevano ancora le cinture allacciate e nel sedile 26A — quello più vicino al portellone — non sembrava esserci nessuno.
La dinamica
Una volta a terra una persona è stata soccorsa per «ferite lievi». I passeggeri hanno raccontato via social e alle tv locali che il portellone si è improvvisamente staccato in volo: in quel momento il Boeing stava volando a 711 chilometri orari. Tecnicamente quel portellone diventa un’uscita di emergenza in particolari configurazioni (ad esempio un maggior numero di sedili), ma non in questo caso. Se dall’esterno è possibile osservare la sagoma, dall’interno non ci si accorge perché quello che vede è il rivestimento interno e il finestrino. Per questo quando il portellone è saltato molti sono stati colti di sorpresa.
A quel punto le mascherine dell’ossigeno sono scese giù, a causa della depressurizzazione della cabina, e tutti le hanno indossate aspettando la discesa a Portland.
«Abbiamo un’emergenza, qui Alaska 1282», dice una voce femminile — uno dei piloti — alla torre di controllo, secondo le registrazioni fornite da LiveAtc. «Abbiamo dichiarato un’emergenza. Siamo depressurizzati. Abbiamo 177 passeggeri a bordo».
La messa a terra
«Il volo Alaska Airlines 1282 ha avuto un incidente questa sera poco dopo la partenza», ha confermato il vettore in un comunicato inviato via e-mail ai giornalisti. «L’aereo è atterrato in sicurezza». In seguito è stato Ben Minicucci, amministratore delegato della compagnia, a dichiarare che «a seguito dell’evento abbiamo deciso di prendere la misura precauzionale di mettere temporaneamente a terra la nostra flotta di 65 Boeing 737 Max 9». Ogni velivolo — ha proseguito il ceo — «tornerà in servizio dopo la manutenzione completa e le ispezioni di sicurezza che prevediamo di completare entro pochi giorni».
Consegnato 2 mesi fa
Alaska Airlines non ha fornito informazioni sulle possibili cause. Via social il National transportation safety board e la Faa hanno scritto che stanno indagando e che pubblicherà gli aggiornamenti «non appena saranno disponibili». Lo stesso farà anche il costruttore, Boeing.
Il velivolo coinvolto era stato consegnato il 31 ottobre 2023 — stando a quanto il Corriere può vedere all’interno del database specializzato ch-aviation — e il primo volo con passeggeri è stato effettuato l’11 novembre scorso: da allora ha completato 145 viaggi, secondo Flightradar24.
I due allarmi del 4 gennaio
Il sito specializzato The Air Current rivela, citando due fonti a conoscenza della questione, che l’aereo — «targato» N704AL — aveva mostrato il 4 gennaio «indicazioni di problemi di pressurizzazione». Il primo alert è comparso durante la fase di rullaggio subito dopo l’atterraggio. Il secondo più tardo, lo stesso giorno, ma stavolta in volo.
L’esemplare
Il Max è la versione più recente — e inquina meno — del 737 classico, uno degli aerei a corridoio singolo più utilizzati nel mondo. Da quando è entrato in servizio — nel 2017 — ha accumulato oltre 6,5 milioni di ore in volo, secondo gli ultimi dati forniti da Boeing.
Ma nel 2018 e 2019 — con gli incidenti in Indonesia ed Etiopia (346 morti) della versione un po’ più piccola, il Max 8, è scattata la messa a terra di tutti gli esemplari, inclusi i Max 9, per quasi due anni in tutto il mondo. Il modello è tornato in servizio solo dopo che Boeing ha apportato delle modifiche al sistema di controllo automatico del volo alla causa degli incidenti.
lberberi@corriere.it
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