Interessante scambio di opinioni, in cui credo entrambi si abbia una parte di ragione. Peccato che non si sia svolto davanti a due boccali di fresca birra o a un'ottima bottiglia di Franciacorta! Sarà per un'altra volta.

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Penso si possa tentare una sintesi dei punti fin'ora toccati. Proverò ad elencarli, senza alcun ordine di importanza, sperando di non tralasciare niente. Al massimo basterà aggiungere quanto saltato.
1) I "monopoli naturali" possono essere definiti come "un'attività nella quale una produzione differenziata è più costosa di una produzione monopolistica". Nella concezione odierna si possono identificare nelle grandi infrastrutture, quelle che è economicamente proibitivo o svantaggioso duplicare. Si pensi ad esempio a una doppia rete di distribuzione del gas metano. Talvolta l'ostacolo non è (o non è solo) economico, ma fisico, come puo accadere per un grande aeroporto intercontinentale, con le sue piste di 4000 metri e tutti gli spazi a contorno.
2) Un monopolio naturale non garantisce una rendita certa, dato che occorrerebbe che i clienti non abbiano altra scelta. Diciamo che il monopolio naturale è una condizione del tutto particolare, dove il monopolio non si è creato in seguito a un'azione di conquista totalizzante del mercato, come nei monopoli classici, ma piuttosto sfruttando una rendita "di posizione". Se a nessuno interessa quello che offre, di potere contrattuale il monopolio naturale ne ha poco.
3) L'industria del trasporto aereo è cambiata. Dalla visione classica, in cui lo scopo industriale è trasportare dei passeggeri tra A e B, possibilmente guadagnandoci, si è passati in molti casi a una visione completamente economica, in cui l'importante è massimizzare i guadagni e dove il trasporto reale dei passeggeri è semplicemente un aspetto (o la scusa) di un'attività economica più vasta. MoL è stato un precursore di questa visione, quando ancora anni fa diceva che il viaggio avrebbe potuto essere gratis, bastava guadagnare attraverso altri canali.
Anche gli aeroporti si sono adeguati a questo andazzo e ormai gli introiti "non aeronautici" sono quanto meno pari a quelli "aeronautici", se non superiori (quant'è la provigione sulle vendite che SEA chiede ai negozi, oltre l'affitto? 10-15%?). 40 o 50 anni fa le cose, per gli aeroporti, erano sicuramente molto, ma molto diverse.
4) Sulla base di quanto appena detto, è chiaro che certe compagnie aeree possono permettersi di contrattare la loro presenza coi gestori aeroportuali, che vedono quindi sfumare la rendita del "monopolio naturale". Ma non tutte le compagnie aeree possono farlo e non tutti gli aeroporti hanno il medesimo potenziale economico per attrarre queste compagnie.
5) Visto che comunque ci sono compagnie aeree che, per mille motivi (perché guadagnano proprio dal trasporto dei passeggeri o delle merci, perché è
condicio sine qua non affinché le autorità del proprio Paese le garantiscano certi vantaggi economici, etc.), devono continuare a collegare A con B, allora se con questo "monopolio naturale" l'aeroporto genera dei profitti, tanto vale che essi rimangano a favore della comunità locale e non vadano a ingrossare le tasche di qualcuno che si trova magari a centinaia o migliaia di chilometri di distanza.