Appalto da 20 milioni che lascerà il segno L'obiettivo questa volta è rifare l'aeroporto nel suo complesso. E se l'autostrada fosse interrata che terminal sarebbe l'Oriocenter

Orio si prepara a Expo 2015. Mette sul piatto 20 milioni di euro e chiede alle imprese di offrire il meglio della progettazione e delle tecnologie costruttive per cambiare aspetto al quarto aeroporto d'Italia per passeggeri. «Sulla carta - dice un architetto in gara per l'appalto, che per ragioni di riservatezza chiede di rimanere anonimo - potrebbe sembrare un banale intervento di ampliamento. Uno dei tanti effettuati in questi anni per adeguare lo scalo alla crescita del traffico low cost. Questa volta non è così. L'addizione di metri quadri, uscite di imbarco, nastri per la distribuzione bagagli, non deve ingannare. Sotto c'è qualcosa di più importante. Orio si è probabilmente avvicinato al suo limite di sviluppo massimo ed è venuto il momento di superare l'aggregazione di strutture che in questi anni sono andate sommandosi l'una all'altra in maniera frammentaria. L'obiettivo da qui al 2015 è trovare l'unità formale e funzionale che deve connotare uno scalo di questa importanza».
L'ambizione di Sacbo traspare dai criteri altamente selettivi del bando di gara, ma anche dagli interventi che, a sostanziale parità di traffico, andranno a incrementare tutti i principali servizi al passeggero e ad aggiungere 3.600 metri di strutture coperte. Il piano terra, oggi dedicato a check-in, controlli di sicurezza e arrivi, si espanderà sul lato ovest fino a collegarsi direttamente all'area dei parcheggi. Per lasciare spazio all'ampliamento del terminal sparirà una parte del multipiano. Al centro della hall, aumenteranno i varchi per i controlli di sicurezza su bagagli e passeggeri, mentre l'intervento più radicale riguarderà l'area arrivi. I nastri per la distribuzione dei bagagli dovrebbero raddoppiare e diventare almeno dieci. In previsione di un aumento del traffico intercontinentale, saranno strutturati più nettamente anche i controlli di passaporti e dogana, per separare il traffico all'interno dell'area Schengen da quello proveniente da Paesi extraeuropei.
Sempre al piano terra, lo spazio check-in potrebbe essere interessato da lavori di maquillage, ma superfici e strutture non saranno soggette a trasformazioni radicali. A differenza del piano arrivi che ha potuto estendersi solo in direzione ovest, il livello sopraelevato delle partenze potrà ampliarsi su tutti e due i lati e quindi anche verso est. Saranno realizzati tre nuovi finger, cioè i percorsi di collegamento dagli aerei allo scalo, per rendere più veloci le operazioni di imbarco e sbarco. A ogni finger possono accostarsi due aerei e quindi si renderanno disponibili sei nuovi gate d'accesso a bordo. Il programma dei lavori prevede però che vengano ultimate solo quattro porte, lasciando le altre due per ora inattive. In base all'andamento del traffico, Sacbo potrà decidere se renderle operative, oppure se destinarle ad altri scopi.
Nei progetti che saranno depositati entro il 10 dicembre, la società di gestione dell'aeroporto spera anche di trovare idee interessanti per lo sviluppo della parte commerciale. Per gli standard di uno scalo moderno, Orio al Serio ha infatti un sistema di ricavi tradizionale, troppo sbilanciato sull'erogazione di servizi per il trasporto aereo. Gli esempi, soprattutto quelli provenienti dall'estero, dimostrano invece una tendenza opposta. Il grosso degli affari ormai viene realizzato sul piano commerciale, nei duty free, nelle gallerie di negozi, in bar, ristoranti e fast food, ma anche in attività di svago, centri fitness, palestre o beauty center. All'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi, per fare un esempio, il rapporto è a vantaggio delle attività commerciali nella misura di 60 a 40 per cento. In altri scali sempre più orientati a trasformarsi in cittadelle del divertimento e dello shopping, il rapporto sale fino a 70 per cento contro il 30 di ricavi da attività aeroportuale. Per la Sacbo è un miraggio.
A Orio, le lacune dell'aeroporto sono state finora colmate dall'offerta del centro commerciale dall'altra parte dell'autostrada, considerato da molti stranieri alla stregua di un duty free. Una cuccagna soprattutto per chi arriva dall'Europa del Nord e paga generi alimentari, alcolici e abbigliamento la metà. In un prossimo futuro sono consumi che, nelle intenzioni di Sacbo, dovrebbero rimanere almeno in parte all'interno dello scalo. L'operazione è seguita con attenzione negli ambienti economici, perché a partire da fine 2014, data prevista per la conclusione dei lavori, potrebbe offrire occupazione e nuove opportunità per imprenditori bisognosi di una boccata d'ossigeno. «Il tempo poi cambia tante cose - continua, con una battuta, l'architetto in gara per l'appalto -. Oggi potrei essere preso per un pazzo visionario, ma basterebbe interrare 3 chilometri di A4 per creare la seconda pista. E a quel punto Oriocenter, coi suoi parcheggi, gli spazi, i supermercati e i negozi, diventerebbe uno dei terminal più belli al mondo».
Beppe Fumagalli
http://bergamo.corriere.it/bergamo/noti ... 6349.shtml
E per fortuna che BGY non poteva crescere...
In realtà il vero limite di uno scalo è dato dal numero di movimenti che può gestire e BGY da questo punto di vista ha ancora spazio.
Evidente anche il fatto che si inizi a parlare di LR senza troppi giri di parole.
Aggiungerei che se un giorno LIN verrà davvero limitato, è probabile che i pax di Milano est, BG e BS che oggi utilizzano LIN, si riveranno in massa sullo scalo orobico piuttosto che a MXP, vanificando in larga misura l'obiettivo di unificare gran parte dei voli in Brughiera.
E dulcis in fundo, l'aumentato numero di pax ha permesso un notevole aumento delle frequenze dei bus BGY-MI, sopperendo di fatto alla mancanza della ferrovia.
L'ho detto altre volte e lo ripeto: a forza di tenere gli occhi sull'Idroscalo, si è persa un po' di vista sia la situazione interna a MXP dove le mediorientali e TK stanno facendo scappare gran parte delle asiatiche ed U2 sta facendo altrettanto sul nazionale/europeo, sia la situazione a BGY, che in silenzio, senza troppi clamori mediatici e opere megagalattiche, si avvia a diventare il 3° scalo nazionale preparandosi ad una concorrenza a MXP ad armi quasi pari sul breve e medio raggio senza disdegnare qualcosa sul lungo.