L’AD di SEA, Brunini, annuncia la riapertura del T1 per il 15 giugno
Già dal 21 e 22 maggio due compagnie di prestigio e ben conosciute a Malpensa riprendono attività nello scalo rispettivamente prima Qatar Airwais e poi Emirates si rifanno vedere in brughiera, per ora al T2.
Intanto si dibatte sulle misure che stanno per essere imposte ai passeggeri a bordo degli aerei. Ovviamente è impossibile pretendere un distanziamento a bordo anche solo d’un metro. Pare che ci si orienti verso obbligo di mascherina e bordo, sia per i passeggeri che per l’equipaggio, per tutta la durata del volo. Inoltre nel decreto “Rilancio” emanato dal governo e già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è presente la norma che obbliga le compagnie aeree che abbiano base operativa in Italia l’adozione (per dipendenti italiani) di contratto di lavoro italiano.
Questa faccenda riguarda soprattutto la compagnia low cost Ryan Air la quale per gran parte del personale non si fa carico direttamente, ma ricorre a società terze che hanno sede in paesi che offrono facilitazioni di costi e di normative, in sintesi dumping salariale. Questo è chiaramente frutto di pressioni da parte dei sindacati e crediamo soprattutto di Alitalia. Valutando freddamente bisogna dire che tale imposizione legislativa, sia pur giusta come principio potrebbe provocare riduzione di attività in Italia di Ryan Air con pesantissime ricadute occupazionali. Basti pensare a Orio al Serio, aeroporto che in sostanza opera ed esiste quasi al 100% grazie alla presenza della compagnia irlandese. Insomma, frase scontata ma è assolutamente il caso di ribadire che causa COVID-19 nulla sarà più come prima. A parte le procedure in fase d’imbarco volo e sbarco, ora ciò che più preme è che i volumi tornino almeno simili a quelli di prima. Non per il piacere di vedere piazzali e piste affollati, (anche) ma perché una ripresa consistente delle attività sarà segnale che l’economia tornerà a girare e creare benessere