L’ inchiesta sulla vendita del 29,75% di SEA a F2i è diretta al bersaglio sbagliato

Marco Giovanniello – 16 maggio 2012

Vito Gamberale è indagato per turbativa d’ asta in merito alla vendita da parte del Comune di Milano del 29,75 per cento delle azioni di SEA, concessionaria degli aeroporti di Malpensa e Linate. L’ accusa nasce da una intercettazione telefonica in cui si parlava di “bando su misura” per il fondo F2i diretto da Gamberale.
Con tutto il rispetto possibile per la Magistratura, pur oberata dall’ obbligo dell’ azione penale, mi pare una fesseria, si punta il dito contro una cosa tutto sommato innocua, tralasciando quelli che sono invece gli aspetti più problematici della transazione. Come al solito il nostro sistema legale cura le forme, ma non la sostanza.
È noto che la giunta Moratti, bisognosa di entrate, avesse iniziato il lungo procedimento necessario per quotare SEA alla Borsa di Milano, tanto lungo che nel frattempo è intervenuta la crisi dello spread, così come nel 2001 sullo stesso procedimento si era abbattuta la crisi dell’ aviazione scaturita dall’ attacco di Bin Laden alle Twin Towers. L’ anno scorso, oltre a quella dello spread, è arrivata anche la sorpresa della bocciatura di Letizia Moratti alle elezioni comunali, quindi la patata bollente di individuare un introito per pareggiare il bilancio è passata nelle mani del nuovo sindaco Pisapia o meglio del suo vice Tabacci.
Andata a monte la quotazione in Borsa, possibile solo a prezzi bassissimi, andato deserto un bando d’ asta dopo l’ altro, veniamo a sapere che invece di fare un’ asta cieca come impone il nostro sistema legale, quello stesso che prescrive i cristallini concorsi universitari, il Comune di Milano si sarebbe accordato di nascosto con Gamberale per lanciare un nuovo bando per la vendita, fatto su misura per lui, in modo che non andasse più deserto.
Che scandalo, che reato. Magistratura al lavoro, giornali e TG a fare il coro.
Faccio una domanda: quale danno avrebbe sofferto il Comune di Milano se si è fatto in modo che al terzo bando d’ asta si trovasse un compratore?
Ci sarebbe stato un danno se si fosse fatto in modo di vendere a qualcuno ad un prezzo inferiore a quello che avrebbe pagato qualche altro compratore, ma all’ asta è stata presentata solo l’ offerta di F2i, a parte un fantomatico e comico fondo indiano che ha sbagliato indirizzo e ha presentato la sua proposta in ritardo. Di fatto c’ era solo la disponibilità di F2i a comprare a quel prezzo, ogni altro investitore del pianeta è stato alla larga. Quindi dove sarebbe il reato? Senza accordarsi con Gamberale sicuramente anche l’ ultimo bando d’ asta sarebbe stato un insuccesso.
Faccio una seconda domanda: è irrilevante che il Comune di Milano si sia accordato con un fondo come F2i che ha tutte le carte in regola per sviluppare la società? Sarebbe stato meglio uno speculatore puro? A parte i risvolti occupazionali, SEA non è la Centrale del Latte, i suoi servizi sono fondamentali per la salute economica della Lombardia, limitarsi a vendere a chiunque offra un euro in più sarebbe un crimine vero e proprio, ma di quelli che la nostra legge non prende in considerazione.
Contrariamente a quanto scrivono alcuni giornali, Gamberale non è un imprenditore, ma un manager, presumibilmente molto ben pagato, che amministra un fondo per conto della Cassa Depositi e Prestiti (statale, chi investe il risparmio dei libretti postali) e di quanto di meglio offre il nostro sistema bancario (potrà far arricciare il naso a molti, ma nessun altro è disposto a investire nelle nostre infrastrutture di trasporto).
Gamberale non è Gordon Gekko, anzi è forse l’ alternativa a un possibile Gordon Gekko. Certo alcuni politici e i sindacalisti avrebbero preferito che il quasi 30% di SEA finisse polverizzato in Borsa fra migliaia di piccoli azionisti troppo piccoli per far sentire la propria voce, invece che a qualcuno come F2i che non manca di far sentire la propria opinione e, giustamente, condiziona l’ andamento di una società in cui ha investito 385 milioni di euro…
La Magistratura pare invece indifferente ad una questione molto, molto più seria. Il Comune di Milano vuole vendere un’ ulteriore quota di SEA. Nella versione originale di questa seconda operazione, prima di un recente accordo con la Provincia per lo scambio delle rispettive quote in SEA e nell’ autostrada Serravalle, quella assurta agli onori delle cronache con Penati, la seconda vendita avrebbe visto il Comune perdere la maggioranza di SEA, senza aver incassato il premio di controllo.
Analogamente F2i, qualora si fosse aggiudicato la seconda tranche di SEA, ne avrebbe preso il controllo senza averlo mai pagato. Ora la situazione è di difficile lettura, appunto per il possibile scambio con la Provincia che consentirebbe al Comune di vendere restando sopra il 50% e per la possibilità che si opti per portare SEA in piazza degli Affari, accettando un ricavo minore pur di non vendere a F2i, che sarebbe comunque libera di lanciare un’ OPA il giorno successivo e comprare la seconda tranche dai piccoli azionisti e risparmiare comunque qualcosa oppure avere la via per liquidare il proprio investimento.
C’ è chiaramente qualcosa che non va ed è lo strano comportamento del Comune di Milano, che mette in vendita a rate una società di cui ha il controllo e con ciò va a incassare molto meno di quanto avrebbe potuto. Tabacci e Pisapia hanno affermato, vendendo il primo 29,75%, che Palazzo Marino avrebbe conservato il controllo di SEA, ma dopo pochi mesi e senza che siano intervenuti problemi di forza maggiore, la sfavorevole politica del governo Monti non è stata ulteriormente peggiorata, ha cambiato idea, soprattutto fingendo di non averla cambiata.
Quello che la Magistratura dovebbe appurare è se il Comune, per insipienza, ha adottato delle scelte che poco si adattano a chi ospita la Borsa Italiana e dovrebbe evitare comportamenti così naif oppure se invece c’ era un accordo preventivo per vendere la maggioranza di SEA a F2i di soppiatto. La prima asta sarebbe stata sì turbata, nel senso che F2i, sapendo di una seconda tranche in vendita a breve, avrebbe potuto offrire un prezzo superiore, sapendo al contrario di tutti gli altri che quella in vendita non era destinata ad essere una quota di minoranza. Ma non è questo di cui si occupano i giudici, che invece accusano Comune e F2i di essersi consultati prima del bando, cosa che sarà stata illegale, ma era più che auspicabile se non si voleva che la privatizzazione, parziale o totale, portasse SEA alla rovina.
F2i era e resta probabilmente l’ acquirente ideale di SEA, se si desidera qualcuno che dia una scossa all’ asfittico e assurdo sistema aeroportuale del Nordovest d’ Italia, qualcuno che ha un progetto strategico che tra l’ altro può produrre migliaia di nuovi posti di lavoro, ma non riesco a immaginare un modo peggiore per farlo intervenire.

Da LINKIESTA