Ancora… l’infinita odissea di Alitalia

Negli ultimi giorni il nostro  forum è stato pervaso  da discussioni molto vivaci scatenate da due articoli del giornalista Berberi pubblicati nella sezione “L’Economia” del corriere.it

Riportiamo il link a tali articoli

Nuova Alitalia: aerei, rotte, ricavi, personale. I dubbi degli esperti sul piano di rilancio

Per comprendere al meglio riportiamo anche il link dell’articolo di Boyle (ex direttore delle strategie di IAG, esperto aviazione al top) che, non si capisce bene, sia conseguenza o origine dell’articolo di Berberi.

Another rescue plan for Alitalia, does it stack up?

Ecco alcuni commenti all’articolo dal nostro forum:

·         Possiamo chiedere anche all’AD di SQ ma in Alitalia non c’è e non ci sarà mai l’interesse nel generare profitti finché si penserà alla compagnia come un’enorme cassa assistenziale per Roma e il Lazio.

·         In conclusione abbiamo la quasi certezza che il Paese stia buttando altri tre miliardi nella fornace AZ per mantenere in vita la cassa assistenziale, nel contempo castrando uno sviluppo più sano per l’aviazione nazionale.

  • A proposito dell’articolo del Corriere, c’è da chiedersi come mai nell’intervista non siano emerse le conclusioni
    del ragionamento di Boyle, che riporto qui in traduzione:
    Capisco che questo piano sia, come sempre, guidato dai posti di lavoro e dalla politica italiana. Ma penso che ci si debba chiedere: “perché preoccuparsi”? Sarebbe sicuramente molto più economico per lo Stato chiudere la compagnia aerea e svendere i pochi asset rimasti, che consistono principalmente negli slot di Linate e Heathrow. Forse il marchio ha un valore. È certamente ben noto, anche se per le ragioni sbagliate.
    Altre compagnie aeree coglierebbero l’occasione per colmare il vuoto creato se Alitalia dovesse essere chiusa. Il vantaggio di chiudere Alitalia nelle attuali condizioni di mercato è che c’è molta capacità inutilizzata presso altre compagnie aeree alla ricerca di nuove opportunità. Altre compagnie aeree, che hanno già costi molto più bassi, beneficiano di vantaggi di scala e che hanno stabilito rapporti di alleanza in atto avranno maggiori possibilità di volare su queste rotte in modo redditizio e sostenibile rispetto a quanto è probabile che faccia la “nuova Alitalia” di proprietà statale.
    Affondare nuovi investimenti nel buco nero di Alitalia mi sembra una follia.

 

Secondo articolo finito sotto esame

Dal Pil alla geografia, ecco i 10 ostacoli che bloccano il decollo di Alitalia

In questo secondo articolo vengono esposti i dieci motivi per cui Alitalia ha avuto e quasi sicuramente avrà difficoltà per avere una sopravvivenza autonoma.

In questo secondo articolo vengono esposti i dieci motivi per cui Alitalia ha avuto e quasi sicuramente avrà difficoltà per avere una sopravvivenza autonoma.

Nel forum vengono fatte varie contestazioni a quanto espresso.

Ecco alcuni esempi significativi:

  • Oddio, sostenere che i problemi siano la quinta di Emirates, la mancata difesa di Alitalia da parte dello Stato, etc… non mi pare tanto oggettivo. Così come parlare dei troppi aeroporti (vero), ma poco dopo sostenere che Linate e grandioso per la stagionalità e Malpensa no (come se fossero uno a Milano e l’altro a Catanzaro) è una contraddizione in termini.
    Last but not least, non si cita minimamente la sproporzione nord/sud (e indirettamente Milano/Roma) nel reddito medio e nella percentuale di spesa in business.
    Insomma, un disastro.
  • L’aver riportato l’hub a Roma e il fatto che precedentemente gli equipaggi facessero avanti e indietro dalla stessa città non è un problema e dunque non compare nell’elenco.
    Avere avuto e avere nel DNA politici e sindacalisti a dettare legge neppure è un problema e dunque non compare in elenco.
    Avere fatto un accordo con una compagnia primaria come KLM, non aver mantenuto le promesse e averla fatta scappare non è stato un problema e dunque non merita di essere nell’elenco.
    Eccetera, eccetera, eccetera
  • Berberi, a mio parere, fa molto bene a pubblicare tanto materiale e interpreta il suo ruolo più come filtro e megafono che come guru. Sempre a mio parere questi motivi/scuse nascono nell’ambiente di consulenti/dirigenti di Alitalia. Ovvio che per gli interessi di Alitalia la riduzione dei prezzi sulla MXP-JFK sia stato un danno, ma è altrettanto ovvio che sia stato un bene per quelli che volano e, aumentando il loro numero, sia stato un bene per tutti quelli che lavorano nell’indotto, a parte i gretini.
    La causa dei problemi di Alitalia è una sola, il suo essere azienda pubblica romana, come ATAC e non come FS, che per diffusione storica sul territorio è nazionale, oltre ad aver avuto lo choc di Moretti al timone.
    Alitalia ha la pretesa di essere cosa del Paese, ma per focus e per mentalità è soltanto l’ATAC degli aerei e ATAC è l’esempio supremo di quello che non va a Roma e che invece altrove è in grado di funzionare a un livello almeno decente.
  • Salvo trovare una reincarnazione di Moretti Alitalia è inguaribile come ATAC, perché è romana nel senso deteriore del termine.
    Ci vorrebbe l’esorcista, ma uno di quelli che non ha nemmeno il Vaticano. Le alternative sono chiudere o vendere il 100% a uno straniero, evitando di dare in dote gioghi per il resto del Paese.

Ed ecco per finire la controanalisi che chiude il cerchio:

  1. Davvero siamo tutti più poveri?
    Il raffronto tra i PIL viene effettuato a livello nazionale, oltretutto tra nazioni di diversa stazza. A un occhio disattento sembrerebbe valida l’equazione più ricchezza = compagnia aerea più grande/importante. Ma non è così. Ad esempio il PIL procapite del Lussemburgo è circa 2,8 volte quello dell’Italia, ma non mi sembra che Luxair sia una potenza tra le compagnie aeree. Il PIL procapite della Lombardia è 38.000 €, un valore assolutamente non disprezzabile a livello europeo e molto più alto, a livello di PIL assoluto, di tante altre regioni d’Europa.


  2. Davvero i ricavi sono in discesa?
    Probabilmente no, dato che si parla SOLO di voli diretti. Ma se i voli diretti, specie gli intercontinentali, non ci sono evidentemente anche i ricavi diminuiscono, perché chi deve volare lo farà con scalo e non apparirà, o non dovrebbe apparire, in questa classifica.


  3. Perché siamo indietro come valore di mercato?
    Gran Bretagna, Francia e Germania hanno un flusso di viaggiatori d’affari maggiore, quindi più persone disposte a pagare prezzi più alti. Non che non ci sia anche il flusso turistico, ma le loro strategie non si basano solo sui turisti, come si vuol continuare a fare in Italia. La Spagna ci batte in valore assoluto perché, pur basandosi sul turismo come noi, riesce ad attrarre più turisti di noi (complessivamente 227 milioni di passeggeri contro 160).


  4. Troppi aeroporti?
    Sì e no. Sì per chi li gestisce, perché c’è concorrenza tra le strutture (cosa che alle compagnie aeree non dispiace) e non si riescono a costruire dei monopoli. No per la possibilità di far nascere una grande compagnia aerea, perché se non c’è una compagnia disposta a operare in ottica hub e le altre che operano sullo stesso aeroporto non sottostanno alle regole IATA, consentendo la creazione di transiti, non cambierebbe niente. Ad esempio, se rimanesse solo Venezia Tessera e venissero cancellati Treviso, Verona e Trieste dubito che vedremmo nascere una nuova grande compagnia italiana hub & spoke in laguna.


  5. Low cost causa di tutti i mali?
    Le persone hanno imparato che ci si può spostare in aereo da A a B pagando meno e spesso facendolo direttamente, al prezzo di una relativa maggior scomodità. Le persone hanno inoltre iniziato a spostarsi coi treni AV, abbandonando l’aereo. Il discorso vale in tutta Europa. In (Al)Italia si è continuato ad agire come se nulla cambiasse, basti pensare al fatto di puntare sulla navetta Milano-Roma quando stava partendo in grande stile la TAV sulla stessa rotta. Se non si capisce quello che sta succedendo e non ci si adegua si perde.


  6. Davvero pochi clienti in classe business?
    O più semplicemente la classe business viene offerta (a Roma) dove non ci sono i clienti? Parlo di Alitalia, perché immagino che diversi di quelli che partono da Milano e fanno scalo nei vari LHR, FRA, CDG e AMS da là proseguano poi in business. Se Cracco e Savini chiudessero in Galleria e aprissero a Fidenza non credo che attrarrebbero lo stesso tipo di clientela, facendo gli stessi incassi, anche se là c’è un outlet village ben frequentato.


  7. Davvero la “quinta libertà”?
    Nel momento di massimo splendore (2019) la Milano-New York ha visto sei voli giornalieri, uno per compagnia. A memoria, nello stesso periodo, la sola BA ne aveva di più da LHR e con aerei più capienti.
    Finché non è entrata Emirates la rotta era così importante che AZ volava 4xw e le americane mandavano gli aerei di minor pregio che avevano. Con Emirates si è visto il giornaliero AZ, migliori velivoli dagli USA e il numero di passeggeri è aumentato. Di cosa stiamo parlando, se non del fatto che tanti “liberisti” detestano apertamente la concorrenza che li obbliga a migliorare?

  8. Davvero l’asset Alitalia non è stato difeso?
    Con tutti i soldi che sono stati gettati nella fornace, cos’altro dovevano fare? Obbligare per legge gli italiani a volare solo Alitalia? AZ a LIN ha un “feudo” maggiore ancora di quello di LH a FRA o MUC, eppure non riesce a guadagnarci. La quota di mercato nazionale dipende dall’offerta: se non ci sono abbastanza voli per coprire le richieste ovviamente la percentuale è minore. Ma bisogna anche essere capaci di andare verso il mercato potenziale, non sperare che sia il mercato a venire da te alle tue condizioni, cosa che AZ non è capace di, o non vuole, fare.


  9. Le grandi alleanze
    Fino a non molto tempo fa AZ era dentro una di queste alleanze, eppure si lamentava di non poter esprimere le sue potenzialità. Forse era vero, perché c’erano degli accordi poco vantaggiosi, ma chi li aveva firmati se non l’allora dirigenza AZ? Ora è fuori e si lamenta perché è isolata. Vien da dire: si decida!

  10. Tipologia di traffico e posizione geografica
    La scoperta dell’acqua calda. La situazione era vera ieri, lo è oggi e lo sarà domani. Ma se si vuole pervicacemente continuare con l’hub a FCO e i turisti la situazione non potrà cambiare. Milano sarebbe una soluzione migliore. Magari non ottimale a livello europeo ma migliore. Eppure, per non dire completamente la verità, ossia che tra Roma e Milano bisognerebbe puntare decisamente su Milano si cerca comunque qualche difettuccio: Linate che ha solo voli europei, Malpensa che comunque è più lontana di CDG, LHR etc. rispetto ad alcune destinazioni chiave e anche più stagionale (forse, ma sempre meno di Roma). Anzi Roma, secondo LH, sarebbe messa addirittura meglio rispetto alle destinazioni africane. Bella scoperta. Peccato che non ci siano motivi storici per agevolare queste rotte. Crispi all’epoca avrebbe dovuto darsi da fare di più.
    Se si toglie JFK non è che CDG e LHR siano realmente avvantaggiate rispetto a MXP. E anche in questo caso, ragionando in ottica hub, scopriremmo parecchie città dell’Europa che potrebbero essere collegate a New York meglio, ossia percorrendo una distanza minore, transitando per MXP invece di CDG o LHR. FCO sotto quest’aspetto è particolarmente svantaggiata.


  11. Voli diretti, turisti e uomini d’affari
    Se gli italiani non volano con voli diretti è perché non ci sono i voli, non viceversa, o perché quando ci sono occorre fare lo stesso scalo con maggiori scomodità rispetto ad altri aeroporti (FCO rispetto agli hub del nord Europa per chi parte dal Nord Italia). E torniamo a turisti e uomini d’affari. Il turista in Italia è maggiormente inbound quindi facilmente privilegerà una compagnia del suo paese d’origine e non una italiana. L’uomo d’affari italiano, ognuno dei quali vale a livello di viaggi diversi turisti, potrebbe fare il contrario, ma non trova i voli o, se ci sono, non partono da dove a lui sarebbe più comodo (perché fare un backtracking da Roma se si deve andare nel Nord America?).