La situazione inizia a essere preoccupante.
Sea Handling, doccia scozzese
Ipotesi di trattativa con Menzies Aviation: niente gara pubblica, servizi ridotti e a casa in 739 su 2.932 dipendenti
Malpensa - Il velo è caduto. O forse c’è stata qualche abile mano che l’ha fatto cadere? Mah.
Sta di fatto che è pronto, e già segnalato alla Ue, il piano di smantellamento di Sea Handling. Prevede: il taglio di 739 dipendenti sugli attuali 2.392 a tempo pieno, la nascita di una Newco (per essere chiari: una nuova società), la rinegoziazione al ribasso del 10% dei contratti di lavoro per i riassorbiti, la riduzione dei servizi forniti e - guarda un po’ - la vendita a Menzies Aviation attraverso trattativa in esclusiva senza alcun bando pubblico.
Perché il colosso scozzese di settore, oltre a essere l’unico acquirente interessato, non è disponibile a partecipare a una gara. In succo, ma nemmeno troppo, è quanto pubblicato da Il Messaggero nei giorni scorsi con un dettagliato articolo di Rosario Dimito. Un quadro non smentito. Ma, anzi, ormai ritenuto altamente possibile come alternativa al sicuro fallimento che sarebbe causato dal rigetto da parte della Commissione europea della richiesta di sospensiva e, dunque, dall’obbligo di dare corso alla restituzione a Sea spa dei 359 milioni 644mila euro più interessi ricevuti tra il 2002 e il 2010.
IL PIANO B
In realtà non c’è nulla di nuovo sotto il sole, per chi nell’ultimo mese e mezzo (il caso è stato fatto scoppiare da Walter Galbusera, segretario generale di Uil Lombardia, l’11 febbraio) ha guardato l’intera vicenda, tuttavia ora ci sono appunto dettagli precisi. Insomma, si sapeva che per come stanno le cose tre sono le strade:
1) la Ue accoglie il ricorso e o non cambia nulla o si realizza l’invocata unificazione di Sea spa e Sea Handling;
2) Bruxelles non muta giudizio e il ramo handler fallisce;
3) la Commissione accoglie la pianificata discontinuità aziendale, azzera la milionaria sanzione e permette la vendita della Newco.
Proprio quanto prevede il piano B descritto sul quotidiano capitolino ed evidentemente preparato dallo stesso gestore di Malpensa e Linate. Sulla falsariga, fatte le dovute distinzioni, della privatizzazione di Alitalia e con un dimagrimento dei costi, riscontrabile nel calo di dipendenti e stipendi, e pure delle forniture.
In pratica all’acquirente resterebbe quanto previsto dal codice Iata: rifornimento di carburante, servizi ai passeggeri, attività di rampa ed emergenze.
I DUBBI
Certo è che la svolta mediatica apre a una miriade di dubbi.
Innanzitutto: Sea, o meglio i suoi specifici funzionari assistiti da Mediobanca e dallo studio Bonelli Erede Pappalardo avranno steso il piano B nell’ultima settimana? Difficile, viste complessità della materia e necessità di ampio coinvolgimento.
Più probabile che il discorso sia partito da tempo. Magari a metà gennaio, quando è arrivato l’interessamento di Menzies. E poi: perché l’ulteriore bomba è esplosa a Roma e non qui? E’ forse un avvertimento all’interno di una partita più grande di quanto appaia? E chi ha innescato la miccia?
Il Comune di Milano, che ha la maggioranza azionaria (54%), è amministrato dal centrosinistra del sindaco Giuliano Pisapia e di regola indica ogni strategia societaria da seguire al presidente Giuseppe Bonomi?
Oppure il fondo F2i, che ha una minoranza di enorme peso (44%), è guidato dall’ad Vito Gamberale e vuole cambiare radicalmente la governance del Gruppo Sea?
E ancora: perché la notizia è finita nella rassegna stampa del sito della Filt-Cgil dell’Abruzzo, ma non se ne fa cenno - come del resto, di quasi ogni passaggio su Sea Handling - nei portali lombardo e nazionale della sigla?
LA TRIPLICE
Comunque sia, a Milano se ne sono accorti. Eccome.
Infatti, a stretto giro di posta, le federazioni di categoria della triplice chiedono chiarimenti alla proprietà e all’azienda. I segretari generali lombardi Rocco Ungaro (Filt-Cgil), Giovanni Abimelech (Fit-Cisl) ed Enore Facchini (Uiltrasporti) bocciano il progetto: «Nel merito, perché prevedrebbe uno spezzatino della società e la sua completa uscita dal perimetro aziendale. Nel metodo, perché si tratterebbe di una proposta che, pur impattando fortemente sul lavoro, non è mai stata formalizzata alle organizzazioni sindacali ed è stata data alla stampa superando il tavolo di confronto con la proprietà definito nell’ultimo incontro. Nei tempi, perché starebbe avvenendo mentre si tenta di far sospendere la sanzione in attesa di potersi confrontare sul merito della decisione della Commissione europea».
LA PREVISIONE
Insomma, quanto basta per rinfocolare una protesta mai sedata del tutto. Ci sono 2.392 lavoratori interessati. E in aeroporto notizie e dubbi volano. Sicché la facile previsione è che a Malpensa possa decollare una nuova fase di lotta sindacale. Più aspra.
Da
http://www.prealpina.it/notizie/gallara ... 403801/55/