Racconto-Quando a bordo c’è un famoso giocatore di calcio

Racconto di I-DANB
Quando a bordo c’è un famoso giocatore di calcio

Il breve episodio che mi accingo a raccontarVi, non ha nulla di eccezionale, anzi è quasi banale, ma serve per farVi conoscere come trascorre la vita o cosa accade nel cockpit di un grosso aereo di linea durante un volo di lungo raggio.
Siamo nel giugno del 1994. A quell’epoca sedevo a destra in qualità di primo ufficiale, sui setteseisette di una nota compagnia charter del nostro Paese.
Il turno di servizio prevedeva un volo senza scalo da Malpensa a Punta Cana. Qui dovevo rimanere in sosta per una settimana con il resto dell’equipaggio, tranne il comandante che doveva rientrare prima.
Punta Cana è una ridente (si fa per dire) località balneare situata all’estremità orientale della Repubblica Dominicana. In quel periodo, il suo aeroporto era dotato di un’unica pista di 2800 metri (ora è stata allungata a 3100) in cemento, abbastanza sconnessa e con diversi avallamenti. L’avvicinamento avveniva per mezzo di una procedura NDB. L’aerostazione era formata da una serie di grosse capanne senza vetri e con il tetto fatto di larghe frasche.
Quando a Malpensa ci muoviamo dal parcheggio, strano ma vero, siamo in anticipo di due minuti sullo schedulato. L’aereo è pieno come un uovo. L’Economy è full e dei ventiquattro posti in business, ne sono rimasti liberi solo due.
Il comandante è australiano. Mi racconta che anche lui ha incominciato la professione volando con i piccoli aeroplani. Con un Cessna 206 attraversava la Savana australiana per recapitare la posta. In seguito ha volato per Ansett, Compass e Martinair. Da circa sei mesi è alle dipendenze della nostra Casa madre. Ci è stato “prestato” per l’occasione, tant’è vero che si è dovuto richiedere una speciale autorizzazione all’Enac.
Siamo già abbondantemente sull’Atlantico, quando dalla porta del cockpit, entra un’assistente di volo dai capelli rossi e con tante piccole lentiggini in volto.
Il comandante si è tolto le scarpe (da loro è un’usanza a quanto pare ndr) ed è intento a leggere un libro. L’assistente allora si rivolge a me, dicendomi
“La Responsabile mi ha detto di venirvi a chiedere che cosa vi deve preparare da mangiare e cosa volete da bere”.
“Cosa passa da mangiare il convento oggi ??” domando
La giovane collega mi passa un foglio.
“Vediamo prima cosa vuole il Comandante” e gli faccio segno di scegliere tra le due opportunità. Mentre il Comandante è intento a leggere il menù, la tipa mi dice a bassa voce nell’orecchio sinistro, tutta eccitata
“Di là in Business, lo sai, c’è Desailly !! C’è Desailly !!”
La giovane donzella si riferisce a Marcel Desailly, famoso calciatore di colore, centrocampista del Milan in quel periodo.
e prosegue
“Dici che posso chiedere al comandante se posso farmi fare un autografo ??”
al chè stupito, le rispondo
“Devi chiedere al comandante l’autorizzazione per farti fare l’autografo ?? Ma fammi il piacere. Quando torni di là, vai da Desailly e chiediglielo con i dovuti modi. Se te lo vuole fare, bene, altrimenti non insistere. Ma lascia stare il comandante, per l’amor del Cielo.”
“Va bene. Se me lo dici tu. Quindi posso ??”
“Ti ho appena detto di sì e spiegato come devi fare”
In quel preciso momento, il comandante si gira e totalmente ignaro del nostro breve conciliabolo, dice all’assistente che opta per il pesce, quindi io vado di carne. Per regolamento è vietato mangiare entrambi la stessa cosa. Questo per evitare che in caso di cibo avariato, entrambi i piloti possano sentirsi male.
Da bere il comandante prende un succo di frutta, mentre io della normalissima acqua minerale naturale.
Dopo circa un quarto d’ora, la donzella lentigginosa rientra in cockpit con i vassoi del mangiare e le bevande. Serve per primo il comandante. Poi si gira verso di me e dopo avermi passato il vassoio, sempre sotto voce mi dice
“Me lo ha fattooo !! Me lo ha fattooo !!” ancora più eccitata di prima e gesticolando con le mani stile Aldo del famoso trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, quando dice “non ci posso credere” .
‘Hai visto. C’era bisogno di scomodare il comandante?’