Alitalia, penultimo atto.

Adesso che Air France ha riconfermato la sua uscita di scena, anche la nomenklatura romana inizia a preoccuparsi “veramente” del destino di Alitalia e dei suoi dipendenti, dato che gli effetti negativi ricadranno principalmente nel Lazio; grazie anche ad un piano industriale preparato dal board di Schisano ed adottato dalla ex presidenza Alitalia per favorire esclusivamente Air France.

Dov’erano i vari esponenti politici quando nove mesi fa’ s’inizio’ ad agitare a Milano il campanello d’allarme di fronte ad un piano industriale folle, che faceva capire anche al più sprovveduto analista, che nessuna cordata o altra compagnia aerea, era gradita nel rilevare Alitalia (ed il mercato italiano ndr) se non quella presieduta da Spinetta?

Si cercò d’arginare la questione Milano (Malpensa), spacciandola per un dente marcio da estirpare. Come se la cosa fosse di solo interesse “locale” e non nazionale.
Si cercò di confondere le carte o meglio i numeri per giustificare lo spostamento dell’ Hub da Milano a Roma, perdendo di vista il vero fine, vendere Alitalia ed al più presto.
Pur di cederla ad Air France si sottoscrissero documenti capestro per bloccare lo sviluppo aereo su Milano, con la questione dei diritti di traffico, all’insaputa del Ministro Bianchi. Si fece di tutto per far scappare tutti gli interessati ad Alitalia, come Lufthansa, TPG, Aeroflot e la stessa AirOne.
Banca Intesa neppure fu contattata per sapere se era interessata ad entrare in gioco, Intesa, la quarta banca europea, mentre nel contempo, una banca spagnola acquisiva Iberia, salvandola.

Ricordiamoci che Alitalia e la vertenza Malpensa entrarono in campagna elettorale, ed ancora oggi in molti talk show, ci si domanda come mai la Lega Nord abbia fatto incetta di voti a destra ed a sinistra. E’ evidente che le bugie su Malpensa non sono passate inosservate, cosi come certe valutazioni sulla scalo fatte da Fassino e Bersani, abbiano lasciato a bocca aperta anche chi non conosce bene la materia.
Un po’ defilati i sindacati lombardi. In altri tempi questi avrebbero bloccato gli scali milanesi con scioperi e manifestazioni di protesta ed invece hanno lasciato la piazza ad altri, che si sono giustamente fatti paladini della causa. A livello mediatico più immediato e locale, ricordiamo la manifestazione di fronte al Terminal 1 e presidi sul territorio.

Il piano Schisano/Prato era stato disegnato con malcelata sudditanza solo per Air France (gli altri gruppi puntavano su Milano e Malpensa ndr). Ora che questa ha chiuso la porta in faccia, e’ evidente che chiunque interverrà su Alitalia porrà rimedio allo scempio perpetuato lo scorso 30 Marzo a danno di tutti gli italiani e lavoratori Alitalia. Oltre al fatto che Milano ospiterà l’ Expò e che AirOne, partner di Lufthansa, ha subito attivato lo stesso giorno del de-hubbing, i primi voli da Malpensa con ottimi coefficienti di riempimento, sbugiardando Alitalia stessa e chi vedeva nei doppi voli con Linate ogni concausa nel fallimento della stessa su Milano.
Da una media giornaliera (con Alitalia in forze a Malpensa) di 680 voli giornalieri il 30 Marzo si toccò il minimo storico con 408 voli. Ad oggi siamo a 530 movimenti giornalieri, il mercato sta’ premiando Malpensa, quel mercato che Alitalia, o meglio alcuni suoi managers e taluni politici, hanno cercato di far finta che non esistesse ,quando ogni cittadino italiano e non, sa dov’e la locomotiva economica del paese.

Ora si punterà a qualche soluzione finanziaria per salvare l’operatività’ dei prossimi giorni, Intesa sa di avere (ora) il coltello dalla parte del manico. Bisognerà pero ‘vedere se non farà come UBS e Credit Suisse con Swissair inviando i soldi dopo il grounding, dato che Vito Riggio (Enac) ed i creditori sono dietro l’angolo…

Gianfranco Cincotta per aeroportilombardi.it