Alitalia – AirOne, un ritono a MXP che… "Non ci disturba"

Malpensa 11 febbraio 2010
Avvenimento che merita tutta l’attenzione possibile. Attenzione originata non dalla portata della novità in sè, ma dettata dal nuovo ed “originale” approccio da parte della dirigenza Alitalia-CAI manifetstato nei confronti di Malpensa e tutto quanto da Malpensa deriva.

A seguire report e commenti.
Alitalia: “A Malpensa faremo volare 3 milioni di passeggeri”
Colaninno: “Ci affidiamo al mercato, forti del rilancio del marchio”. Sabelli: “Non si parli di low cost, prezzi bassi ma servizio da grande compagnia”. Bonomi (Sea): “Alitalia? Un cliente importante per Malpensa”

«Siamo ancora in fase di startup». Così l’amministratore delegato di Alitalia Rocco Sabelli presentando il piano triennale della compagnia per Malpensa. «Vorremmo fare giustizia di due dicerie: che Alitalia abbandona Malpensa, dibattito ideologico che ha fatto un danno notevole, e che Alitalia “si fa la low cost”, una sintesi grossolana del nostro piano» premette. «È ai clienti che dobbiamo parlare, non star dietro alle polemiche. Il Piano Fenice dopo un anno conferma quaità e correttezza delle scelte, confortate dal mercato. Perdite ci sono state – circa 300 milioni nel 2009, quasi tutti accumulati nei primi tre mesi – ma siamo ancora in pieno avvio, e tutto il settore aereo globale ha miliardi di euro di perdite». Per Alitalia l’obiettivo è il pareggio di bilancio nel 2011, anno che vedrò investimenti importanti e un 25-30% in più di voli. Le 39 destinazioni del 2009 di Alitalia/AirOne diventeranno 47 nel 2012, i passeggeri sono previsti in aumento da 6,9 milioni del 2009 a 9 milioni del 2012. Il trend è incoraggiante, dopo un inizio da brivido nel primo trimestre 2009 «abbiamo quasi ripreso i 22-23 milioni di passeggeri che sono il mercato “naturale” di Alitalia e AirOne». La quota di mercato è risalita dal 32 al 37%, si contano in media due cancellazioni al giorno su 600-650 voli al dì. Ancora mediocre la puntualità ma si va migliorando lentamente anche lì. «Alitalia ha spazi di recupero, lo dicono anche i dati passeggeri: 250.000 in più a gennaio 2010 rispetto al 2009».

Fiumicino è tuttora il cardine di Alitalia con 15 milioni di passeggeri su 22; Malpensa sarà lo snodo chiave del traffico point-to-point, affidato in massima parte al brand AirOne, con l’eccezione del Malpensa-Mosca e del Malpensa-Fiumicino. Si mira a creare un forte network domestico, senza per questo abbandonare la vocazione internazionale.
Quello milanese è il primo mercato italiano del volo a corto e medio raggio, per Alitalia il secondo mercato in asoluto dopo Roma. Malpensa, ma anche Linate da cui Alitalia non può prescindere: Milano-Roma in totale fa il 10% dei passeggeri e l’8% del fatturato. Le tariffe medie della compagnia «sono scese in un anno del 15%», mentre il mercato aereo subiva una vera e propria rivoluzione sotto l’erompere della crisi. Malpensa diventerà «dual brand e dual hub»: parla il mercato, e dice che un quarto dei passeggeri sono sui voli intercontinentali, il resto su corto-medio raggio e low cost. Flussi turistici e business. Alitalia da qui al 2012 aumenterà destinazioni e numero dei voli e conta di poter raddoppiare i clienti su Malpensa, portandoli a 3 milioni.

Nondimeno, di fronte alle “accuse” di voler fare dell’aeroporto un mini-hub low cost, il presidente Roberto Colaninno ricorda che «abbiamo acquistato Alitalia da una procedura fallimentare e assunto 14mila persone, 1500 in più di quanto prevedevamo. Avevamo due obiettivi chiave: rilanciare l’operatività dell’azienda, che a gennaio 2009 era in forte dubbio, e arrivare a fine anno con un bilancio che non superasse le perdite previste». Obiettivi centrati, mentre si operava su tre fronti: «Sostenere costi concorrenziali rispetto anche alle compagnie più aggressive; dare una struttura tecnica alla società perchè tornasse operativa; curare il nostro rapporto con gli aeroporti». I prezzi sono stati ridotti fino a far parlare di low cost, si sta traducendo in atto il piano di rinnovo della flotta aerea (da giugno arriveranno tra l’altro due A330 nuovi per i voli a lungo raggio, con lussuose sistemazioni). Sugli aeroporti, «la prima decisione, pragmatica, fu di rafforzarci a Fiumicino, perchè l’Alitalia è basata a Roma; fosse stata basata qua, avremmo fatto tuto all’inverso» e a lamentarsi sarebbero stati i romani. A Linate la strategia è conservativa e di consolidamento, intanto si sono sviluppate basi nazionali come Torino, Venezia, Napoli.

Malpensa vuol dire Sea: «Noi consideriamo Sea un’opportunità che Alitalia dovrà saper cogliere, aumentando i passeggeri» insiste Colaninno. «E se ciò non riuscisse, non sarà certo per colpa dell’aeroporto. Non veniamo qui per far piacere a qualcuno tenendo degli aerei vuoti, le nostre sono strategie di competizione, di servizio, di crescita dei passeggeri. Vogliamo valorizzare Alitalia ed AirOne su Malpensa». Sarà il mercato a decidere del successo dell’operazione. «E se non riesce» aggiunge Colaninno: «ora pagano i nostri azionisti, non i cittadini, come accadeva prima». Alitalia si è fatta attendere, ma non poteva fare diversamente. Un anno e spiccioli era «il minimo» immaginabile, dal lancio della nuova Alitalia, già Cai. «Abbiamo preso una società, ci abbiamo messo 1,3 miliardi; noi investiamo mentre tante e tante società chiudono o delocalizzano. Forse qualcuno non credeva che noi potessimo porre le premesse per rimettere a posto le cose. Il lavoro svolto fin qui è stato positivo, e questo percorso positivo lo vogliamo avviare anche per questo scalo. Da oggi quindi lanciamo il progetto Malpensa».

Per Sea Giuseppe Bonomi precisava che la situazione è completamente cambiata da due anni in qua: «Alitalia non è più il vettore di riferimento, ma è un cliente importante». Nessuno obbliga Sea a condividere le strategie di Alitalia: e sul Piano Fenice Bonomi mantiene espressamente le sue riserve. Ma l’obiettivo è crescere, almeno nel senso di recuperare la dimensione desiderata, sia per l’aeroporto che per la compagnia. Alitalia dovrà affidarsi al mercato, e il mercato ha sentenziato che Malpensa c‘è e ha potenziale: a gennaio 2010 si conta +9,5% sui passeggeri, il settore cargo dopo gli abissi di un anno fa recupera a ritmi cinesi: dal mese di ottobre in avanti la progressione è stata rispettivamente del 17, 23, 30, infine a gennaio +45%. E se Alitalia non entusiasma per apertura intercontinentale, oggi Malpensa serve 61 di queste destinazioni. La sua vocazione resta quella del traffico business e internazionale.

Sindacati e politici: “È un errore, non si investe su Malpensa”
Per la Cgil queste scelte fanno precipitare la presenza di Alitalia sotto i livelli degli anni ’60. Cattaneo e Boni speranzosi per l’hub, Alfieri critica il governo

Perplessità e delusione di sindacati e politica di fronte all’annuncio del taglio dei voli di Alitalia su Malpensa. «È l’ulteriore e forse definitiva conferma che non siamo più di fronte ad una Compagnia di Bandiera» commenta Nino Cortorillo, Segretario Generale FILT Lombardia. L’eliminazione delle residue destinazioni internazionali, trasformate in voli nazionali, il passaggio da tratte importanti con clientela anche d’affari a voli con tariffe low cost, é «un errore strategico che svela il bluff di questi mesi – continua l’esponentedella Cgil -. Così come togliere il Sud America e far diventare la tratta su New York non giornaliera, fa precipitare la presenza di Alitalia su Malpensa sotto i livelli degli anni ’60». Parole dure su Alitalia anche dall’assessore regionale Raffaele Cattaneo. «Penso che Alitalia stia continuando sulla sua strada che è diversa da quella che avevamo auspicato e oggettivamente poco interessante per le prospettive di Malpensa. Ad Alitalia diciamo “buona fortuna”, ma da tempo lo scalo ha imboccato un altro percorso che sta dando risultati interessanti. Questi voli non rappresentano certamente la scelta di tornare a investire su Malpensa». Per Alessandro Alfieri questa non è la strategia per far ripartire Malpensa, ma il vicesegretario regionale del Pd punta il dito anche contro le scelte del governo. «È l’ennesimo esempio del disinteresse del governo per Malpensa. Le scelte che hanno fatto negli ultimi anni avevano già indicato che questa sarebbe stata la direzione. È evidente che manca la volontà politica di investire su Malpensa, quando l’unico modo serio per intervenire sarebbe quello di rinegoziare gli accordi bilaterali con i paesi esteri per attirare nuove compagnie». Chi si dice lo stesso speranzoso è l’assessore regionale Davide Boni. «Da una parte mi piange il cuore per lo scalo, ma la strada migliore è continuare a lavorare con compagnie come Lufthansa. Alla fine credo che Malpensa vincerà».
Non sembra temere la concorrenza sul low cost invece il direttore commerciale per il Sud Europa di EasyJet, Francois Bacchetta: «Non siamo preoccupati. Anzi, se Alitalia decide di investire a Malpensa questo non può che aumentare l’offerta. Noi riteniamo di avere alti standard, servizi di qualità e ottimi prezzi».

fonte: Varesenews.it

Alla fine i capitani coraggiosi hanno dato fiato alle trombe. Hanno annunciato pastrocchi tanto azzardati quanto inverosimili. La sostanza? Credo che sia solo dettata dallo spirito guerrigliero finalizzato al tentativo di sparigliare quanto è nelle intenzioni di altri, che con spirito ed approcci ben diversi operano su MXP.
In separata sede, terminato l’incontro, parlando con una giornalista che gli chiedeva se il loro piano fosse destinato a correzioni in corsa, in special modo nel rafforzare i voli a lungo raggio, egli ( Rocco) rispondeva, portandosi l’indice della mano destra all’angolo esterno delle palpebre dell’occhio dallo stesso lato:
“ Mia cara, ma certo, anche se in tanti lo pensano, non siamo mica stupidi, noi faremo prima e meglio di ciò che Bonomi vuol fare con easyjet. Solo che lui è costretto a farlo tra due terminal con tutti i problemi del caso, mentre noi lo faremo nell’ambito del T1.”

Vero, però il sig. Sabelli dimentica una cosa. che per fare ciò dovrà in ogni caso riempire gli aeroplanini con l’airone sulla coda. Cosa che già ora U2 fa egregiamente ed in modo consolidato.
Vero, però il sig. Sabelli dovrebbe essere informato sulla flotta U2 basata a MXP, nonchè sul network attuale e futuro di U2…
Già ma loro, tosti. Sono quelli che puntando l’indice ripetono: “ Attenzione noi siamo importanti per voi”… che signorilità.

Non erano costoro, qualli che non tanti mesi fà dichiarvano d’essere disposti a venire a MXP solo a fronte della “chiusura” di Linate? Non erano costoro quelli che al pari della vecchia AZ, lamentavano l’impossibilità di volare da MXP causa doppioni inevitabili e conseguenti costi insostenibili tra MXP e LIN?
Ora la cosa non vale più? D’accordo che, come dicono, e ci possiamo credere hanno razionalizzato e ristrutturato Alitaglia, con tanti piccoli interventi. ognuno dei quali è stata una “ scoperta dell’acqua calda”, ma dal disastro, provocato da MXP, che dipingevano allora, è stupefacente sia bastato tanto poco per superare la siatuazione. O forse a quel tempo non dicevano esattamente ciò che pensavano, o barano adesso, mah!
Dimenticavo… vengono a farci lezioncine di concorrenza, libero mercato, opportunità che coglieremo perchè siamo i più bravi, belli e cazzuti, quando sappiamo bene in quale condizioni operino a LIN. Hanno chiesto ed ottenuto di tutto e di più dll’amico Silvio? Ebbene ingoiamo anche questo, ma risparmiateci certe ipocrisie. Alla domanda ‘una giornalista di come considerassero il saluto loro riservato da Easyjet e relativa stoccata della stessa U2 a riguardo di LIN, il Rocco nazionale rispondeva:
1° che il saluto di Easyjet non lo toccava e non lo considerava.
2° che quello di cui godono a LIN è loro e se lo tengono.

Tutto inecceppibile, ci mancherebbe. Ma non è tanto il contenuto della risposta. E’ l’atteggiamento.
Redazione
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