Dei consigli di Alessandro Penati per privatizzare SEA e delle illegalità a Linate

Marco Giovanniello – 24 marzo 2012

In un bell’articolo su la Repubblica di sabato Alessandro Penati spiega come il Comune di Milano dovrebbe agire per valorizzare al massimo la partecipazione di controllo che possiede in SEA, il gestore di Malpensa e Linate.
A mio parere la procedura seguita per vendere a fine 2011 una quota del 29,75% non era tanto male se l’ obiettivo era appunto quello annunciato, piazzare una partecipazione minoritaria e mantenere indefinitamente, come aveva dichiarato allora il sindaco Pisapia, la maggioranza nelle mani del Comune di Milano.
Davanti ai bassi prezzi ottenibili in Borsa con un’ IPO nel momento più acuto della crisi dello spread e al desiderio di incassare subito, con l’ alternativa della F2i di Vito Gamberale si imbarcava un partner serio, competente, con orizzonte di lungo periodo e disposto appunto a investire ad un prezzo non certo basso per una partecipazione minoritaria, prova ne sia che nessun altro ha presentato un’ offerta al bando.
La vendita ora di una seconda tranche minoritaria, che però porterebbe il Comune a perdere la maggioranza, cambierebbe completamente il gioco. La “vendita a rate” impedisce di incamerare il premio di controllo e lascerebbe al Comune una terza tranche minoritaria svalutata, sarebbe una gara in cui F2i partirebbe avvantaggiato, perché per il fondo di private equity la seconda tranche permetterebbe di acquisire il controllo del gestore aeroportuale e per chiunque altro no.
Dunque non si può non dar ragione a Penati, se il Comune di Milano vuole vendere azioni di SEA può solo mettere all’ asta l’ intera partecipazione di maggioranza che ancora detiene.
Tuttavia Penati è impreciso quando scrive che “come azienda, SEA è un capolavoro di cattiva gestione”, perché “trasformare il sistema aeroportuale della prima area metropolitana italiana (reddito pro capite fra i più alti in Europa) in una cattedrale nel deserto (Malpensa) più una pista (Linate) strumentale solo alle esigenze di Alitalia di monopolizzare la tratta con Roma, richiede del genio.”
La tesi di Penati è condivisibile solo se sottintende che la cattiva gestione è quella che ha fatto il Comune di Milano della sua proprietà e non la gestione che il management ha fatto della società. Riuscire a fare utili ogni anno nonostante la fuga di Alitalia, che ha sottratto a Malpensa milioni di passeggeri in transito e dei relativi introiti, testimonia che la società è stata gestita bene, nei limiti in cui la proprietà ha condizionato la gestione e testimonia anche la ricchezza delle possibilità che offrirebbe il territorio dal punto di vista aviazione, se solo lo si volesse sfruttare razionalmente.
Se Linate è a servizio di Alitalia e Malpensa ne risulta azzoppato, perché nessuno osa affrontare la perdita di consenso che deriverebbe da una razionalizzazione del vecchio scalo come si farebbe ovunque in Europa, non è colpa di SEA come azienda, perché il management non può minimamente influire sulla ripartizione del traffico. È colpa del Comune che per primo ha scelto politicamente, con Albertini, di “difendere Linate” senza capire che danneggiava il sistema, è colpa dei Governi che sono stati dapprima troppo pavidi con la UE, in cui tanti non gradivano un nuovo hub concorrente, è colpa del governo Berlusconi che ha garantito alla nuova Alitalia ogni genere di aiuto indebito, è colpa dell’ attuale Governo indifferente se non ostile, è colpa di ENAC che scandalosamente tollera che i decreti vigenti sull’ uso di Linate vengano sfacciatamente aggirati, in primis da Alitalia e dai suoi partner, ma anche da molti altri vettori.
Dopo Air France che lo fece a ottobre, da domani trasloca tutti i suoi voli da Malpensa a Linate anche KLM, la linea aerea che nel 1998 voleva fare di Malpensa un grande hub, insieme ad Alitalia. Il decreto Bersani bis vigente limita ad un solo volo quotidiano di andata e ritorno i voli da Linate ad Amsterdam che una compagnia aerea può effettuare, ma Alitalia e KLM insieme ne faranno sei e non due, fingendo che ciascuno sia operato da una linea aerea diversa, linee aeree che esistono in pratica solo sulla carta e solo a questo furbesco scopo, prestanome.
ENAC e il Ministero dei Trasporti come le tre scimmiette tengono occhi, orecchie e bocca chiusi davanti ai furbetti dell’ aeroportino dell’ Idroscalo. Tollerano, di fatto incoraggiano, che Alitalia ricicli slot che non non usa più per i voli verso Fiumicino, a causa del traffico sottratto dal Frecciarossa, svuotando il sistema aeroportuale milanese del più prezioso traffico intercontinentale e arricchendo linee aeree straniere e aeroporti stranieri a scapito di SEA e degli interessi italiani.
Questo attentato all’ economia dal Paese dovrebbe dare la nausea ai cittadini e ai politici ben più di un’ intercettazione telefonica.
Ricordiamo quanto dichiarato a giugno da Christoph Franz, amministratore delegato di Lufthansa, quando gettò la spugna e cassò il progetto di rifare di Malpensa un hub:
“Il fatto che rimangano aperti due aeroporti vicini ha un impatto sul business. Linate non sarà chiuso e quindi non c’ è la prospettiva di dare una buona offerta da Malpensa per la clientela che vola per affari.”
cioè che Malpensa resterà una cattedrale nel deserto finché Linate verrà usato per garantire rendite.
Certo SEA non può, in questo stato, essere considerata un gioiello, gli utili sono una frazione di quelli che potrebbero essere ed è fuori luogo la critica di chi dice che il prezzo pagato da F2i è troppo basso, se lo si paragona a quello di alcuni aeroporti brasiliani recentemente passati di mano. Là è stato venduto un sistema funzionante, con l’ unico vero hub del Sudamerica a São Paulo, ma per gli utili che può generare da azzoppata SEA è stata forse fin troppo valutata da F2i.
385 milioni per il 29,75% di una società che nel 2011 ha fatto un utile netto normalizzato di 39,5 milioni vuol dire che F2i ha pagato un rapporto prezzo/utili di 33 per una quota di minoranza che lascia SEA in mano a chi non l’ ha gestita bene, fatico a credere che quella a F2i sia stata una svendita.
Quello che non va è il livello degli utili paragonato ad esempio al valore delle infra perché Malpensa viene utilizzato a metà della capacità produttiva, non perché sia una cattedrale costruita troppo grossa nel deserto, ma perché oltre un decennio di politica sbagliata a livello nazionale e locale lo tiene a metà del suo potenziale.
Le indicazioni di Alessandro Penati su come si dovrebbe privatizzare SEA sono sacrosante, ma prima di vendere un brutto anatroccolo sarebbe meglio fare in modo di trasformarlo in un cigno. Basterebbe poco, limitare Linate iniziando dal far rispettare le apposite regole, cosa che ENAC non fa.
Con la sconcezza, l’ illegalità tollerata dalle Autorità preposte a impedirla, di Air France e KLM che senza limiti portano passeggeri da Linate ai loro hub violando di fatto le norme e tra l’ altro discriminando i concorrenti come Lufthansa, British Airways o Iberia cui viene concesso di violare meno, perché non sono soci di Alitalia, Malpensa e SEA non vanno da nessuna parte ed è puerile discutere di danni ai cittadini se il Comune di Milano vende in un modo piuttosto che in un altro.
Già con Linate come previsto dal decreto Bersani bis, che ora non viene applicato, da una parte meno passeggeri verrebbero “aspirati” verso altri hub esteri e dall’ altra Malpensa avrebbe, trasferiti da Linate, abbastanza voli di breve/medio raggio per incrementare i suoi voli intercontinentali, perché, con la possibilità di servire tutti i passeggeri italiani e non solo i lombardi, tante linee aeree inaugurerebbero subito voli che senza transiti non stanno economicamente in piedi. E si ricordi che quei passeggeri italiani che non transitano da Malpensa solo in piccola parte transitano da Fiumicino, gli altri sono ricchezza che regaliamo al resto d’ Europa.
Se si riporta Linate alla legalità, da SEA si potrà incassare almeno il doppio e Malpensa avrà collegamenti aerei diretti con tutti i principali aeroporti del mondo. Non guadagnerà solo il Comune nella valutazione di una sua partecipazione, ma tutta l’ economia lombarda.
Sarebbe bello che se ne occupasse anche la Magistratura, ora che ha deciso di interessarsi agli aeroporti milanesi.

Da LINKIESTA