Alitalia, l'uscita di Schisano, fine d'un periodo? Forse…

Alitalia, “dimissioni” di Schisano
Come un sasso nello stagno, forse non del tutto inaspettato, giunge notizia delle dimissioni di Giancarlo Schisano, figura determinante nell’ambiente Alitalia.
Qui un suo ritratto da parte di Gianni Dragoni, senza dubbio il giornalista più preparato sulla aviazione commerciale italiana e Alitalia in articolare.

A fronte di tale notizia in questo particolare momento, proponiamo un intervento sul forum dell’utente spanna

Oggi avevo voglia di scrivere una storiella, se non avete niente di meglio da fare, la potete leggere qui sotto:
Giancarlo Schisano Si è conclusa ieri la parabola di Giancarlo Schisano in alitalia, una parabola che probabilmente ha toccato il suo massimo negli anni di CAI, ma che già dopo le dimissioni di Ragnetti aveva subito un certo logoramento, dovuto ai risultati non soddisfacenti raggiunti dall’azienda, logoramento che è aumentato in epoca SAI fino al suo epilogo finale.
Non sarebbe sbagliato indicare in Schisano la figura che maggiormente, all’interno dell’azienda, ha incarnato un progetto indicato dalla politica, lo ha sposato, e lo ha portato fino alle sue conseguenze fallimentari che oggi osserviamo. Schisano, nell’idea di una compagnia aerea basata a FCO e a LIN ci ha creduto subito, ha creduto fin dall’inizio che MXP era solo una deriva sbagliata e pericolosa per l’azienda, ed ha fatto di tutto per riportare l’azienda laddove lui riteneva dovesse stare per prosperare, o per meglio dire, per confermare i suoi principii ispiratori. Da un manager ci si dovrebbe aspettare un’analisi dei dati fredda e razionale, ma lui non è quel tipo di manager. Lui ha incarnato il desiderio romano di supremazia nazionale e lo ha trasferito nell’ambito in cui gli è stato dato di operare, quello aereo. I dati nelle sue mani si sono docilmente piegati a dimostrare l’indimostrabile. E’ entrato in Alitalia quando la politica aveva indicato in MXP l’aeroporto del futuro di Alitalia stessa, ma si trattava di un’indicazione debole, piena di dubbi e ritrosie, non supportata da tutti, che lasciava aperta la porta del rientro a FCO. E non appena se ne presentò l’opportunità, non parve vero a Schisano di poter fornire tutti i dati a supporto del rientro. Prato gli diede ragione, ed i politici che già erano così tiepidi su MXP approvarono la nuova strategia senza più lasciarla. Nel 2009 Schisano toccava il cielo con un dito, era il dirigente di maggiori responsabilità dopo l’amministratore delegato, su cui però si avvantaggiava per il fatto di avere maggiori conoscenze del settore. Godeva del supporto pieno della politica, senza le sue fastidiose ingerenze schermate dalla proprietà privata dell’azienda. Impostò il piano industriale dei suoi sogni, quello che doveva confermare il rilancio di Alitalia. Ma – ahi lui – i dati che tanto abilmente aveva usato per dimostrare l’indimostrabile, gli si sono ritorti contro. Il mercato non accetta di essere piegato da nessuna volontà, nemmeno quella potente e determinata di Schisano. Le perdite di bilancio sono continuate, inesorabili, ad inchiodare il progetto fallimentare di AZ, fino ai giorni nostri. Naturalmente questo non poteva non avere ripercussioni su chi il progetto l’aveva sposato con entusiasmo, e già negli anni di SAI le responsabilità di Schisano sono state limitate alla gestione delle operazioni. Ma anche in questa veste Schisano non ha lesinato i suoi sforzi per dimostrare che il progetto era giusto, che FCO è un ottimo hub e che LIN era ciò che serviva per presidiare il Nord Italia. Ha continuato a lavorare nell’ombra, senza riflettori puntati, senza risparmiarsi. Ma combattere contro il mercato è un po’ come combattere contro i mulini a vento, rischi di fare la fine di don Chisciotte. L’arrivo dei 3 commissari teoricamente non avrebbe dovuto disturbarlo più di tanto. Essendo stati messi lì dalla politica, anch’essi sono depositari del progetto di Alitalia, e quindi condividono le stesse convinzioni di base. Ma il continuo martellamento del mercato qualche risultato lo deve aver prodotto nella testa di Schisano. E’ un martellamento continuo, incessante, che ti presenta il conto giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Rocco Sabelli lo sopportò per 3 anni, ma poi gettò la spugna. Colaninno lo resse senza problemi molto più a lungo, ma anche lui gettò la spugna alla fine del 2016. Schisano è stato l’ultimo degli highlander, di quella pattuglia di imprenditori e manager che hanno dato l’anima per il progetto Alitalia. Ma degli highlander gli è mancato il lieto fine, perché’ il mercato è spietato e non risparmia nessuno, nemmeno l’ultimo rimasto. Il mercato ha sempre ragione, e si mangia tutti coloro che gli vanno contro. Con la fuoriuscita di Schisano Alitalia diventa come una barca che ha perso il suo più valido timoniere. Il nuovo comandante vuole mantenere la vecchia rotta, che a questo punto diventa ancora più perigliosa. La goccia che ha fatto traboccare il vaso pare sia stata una questione di leasing sulla nuova ammiraglia di alitalia. Una sciocchezza. Ma quando il tarlo del dubbio si insinua nella mente di un uomo, perché’ sopportare anche questo oltraggio? Se i commissari pensano di fare meglio, si accomodino, Schisano ha lasciato. La nave Alitalia è in balia di una tempesta e gli scogli si avvicinano pericolosamente. Prima della Winter 17/18 sarà tutto finito. Il marchio alitalia sparirà. I commissari incasseranno i loro trenta denari. La politica continuerà a litigare su tutto come prima. Schisano non sarà dimenticato facilmente.