Ancora ipotesi sul destino di Alitalia

Dopo l’editoriale di ieri

ulteriore analisi ed ipotesi dell’utrente del forum KittyHawk

Possono essere la conflittualità sindacale e l’eventuale necessità di dare il benservito a Cramer Ball i principali freni che bloccano la presentazione del nuovo piano industriale di Alitalia? Seppure siano indubbiamente punti importanti, a mio modo di vedere il vero scoglio è il mancato sostegno del Governo. Non che non possa avvenire nel futuro, ma oggi evidentemente non c’è e non ci sono neppure indizi di quando la situazione possa evolversi.

Il supporto del Governo è fondamentale, sia per recuperare ulteriori soci italiani pronti a sacrificare parte del loro patrimonio per la ricapitalizzazione di Alitalia, sia per varare provvedimenti che avvantaggino la compagnia, sia, infine, per porre a carico della collettività i costi sociali degli esuberi di personale che indubbiamente ci saranno.

Le cause del difficile rapporto Alitalia-Governo sono da individuare sia in fattori oggettivi sia in altri che definirei di convenienza politica.
Il principale fattore oggettivo è stata l’improvvida intervista di Hogan, che continuerà a manifestare i suoi effetti ancora per diverso tempo, nonostante il tentativo di recupero avvenuto successivamente. Ma non bisogna dimenticare neppure i deludentissimi risultati finora ottenuti dalla nuova compagine al comando di Alitalia, nonostante tutto il supporto iniziale avuto, checché se ne dica, dal Governo.
I fattori di convenienza politica, che sconsigliano il Governo dall’impegnarsi per Alitalia, sono diversi. Ne citerò solo tre, quelli a mio avviso più importanti.
Iniziamo con l’immagine: Alitalia è il simbolo stesso del fallimento perpetuo. Praticamente fallita quando dovettero entrare i “capitani coraggiosi”, nuovamente fallita due anni fa, come ricordò recentemente LCdM, quando il Governo riuscì a convincere Etihad a diventare socio di riferimento, è per l’ennesima volta in gravi difficoltà economiche, in un periodo in cui praticamente tutte le compagnie aeree guadagnano. E per qualsiasi capo del governo, non solo italiano, l’essere accostati a un’immagine simile è un pericolo da evitare a ogni costo.
Continuiamo con il problema migranti, senza voler dare giudizi in merito: costano parecchio alla comunità e ormai in diverse parti d’Italia la popolazione ha raggiunto il limite della tolleranza e disponibilità all’accoglienza, come vari episodi accaduti ormai testimoniano. Se il Governo mostrasse di impegnare parte delle sue energie per l’ennesimo salvataggio di Alitalia invece di occuparsi di questo problema facilmente commetterebbe il suo suicidio politico.
Chiudo con quello più importante, cioè con i recentissimi eventi sismici che sembrano non avere mai fine e la cui gestione dovrà essere obbligatoriamente in cima all’agenda governativa nei prossimi mesi, oscurando tutto il resto.

Risulta perciò evidente che in questo momento, e presumibilmente nelle settimane se non mesi a venire, nel Governo non c’è (ampio) spazio per il dossier Alitalia. Se il nuovo piano industriale della compagnia aerea fosse implementabile senza problemi, forse l’avremmo già visto. Ma dato che quasi sicuramente richiederà l’assoluto supporto governativo rimarrà nel limbo ancora a lungo, o nelle prossime settimane forse se ne paleserà una pallida imitazione il cui unico scopo sarà tirare avanti, boccheggiando, in attesa di tempi migliori.