Calvario Alitalia, facciamo il punto


Analisi e valutazioni sul travagliato percorso Alitalia

Dal nostro forum
utente spanna

Siamo alla fine del mese di ottobre ed ancora il piano industriale Alitalia non è stato presentato. Le voci che girano parlano di tagli, come prevedibile. Si potrebbe andare avanti così indefinitamente, anche per mesi, se non fosse che c’è il dettaglio della ricapitalizzazione che incombe. Alitalia ha bisogno di ripatrimonializzarsi, ed i soci ancora non hanno messo mano al portafogli, ne’ al momento si stanno appalesando nuovi soci disposti ad entrare nel capitale, anche se sappiamo che il governo potrebbe “convincere” qualche assicurazione a farlo. Senza un nuovo piano industriale è difficile che la ricapitalizzazione si possa fare, per questo è importante fare in fretta, e fare bene. Come sappiamo Alitalia, tanto per cambiare, si trova davanti ad un bivio: continuare con la strategia LINFCO oppure provare qualcosa di diverso? Visto l’esito degli ultimi piani industriali basati su LINFCO non c’è dubbio che questa volta il management ed i soci ci penseranno bene prima di decidere. Ma c’è un problema enorme a monte di questa decisione. C’è un problema che rischia di trascinare Alitalia a fondo qualsiasi strada venga presa. Il problema si chiama conflittualità coi sindacati. I sindacati ormai da tempo hanno dissotterrato l’ascia di guerra e hanno chiamato diversi scioperi per protestare contro alcuni comportamenti aziendali. Si tratta sostanzialmente del taglio di alcuni benefit che erano stati accordati fin dai tempi della nascita di CAI. In totale si parla del valore di un caffè, per ammissione dello stesso hogan. Ma se i sindacati chiamano scioperi per un caffè, cosa faranno nel momento in cui verranno presentati gli inevitabili tagli al personale? Questo scenario può togliere il sonno a qualsiasi socio e a qualsiasi manager, indipendentemente se il piano sarà una continuazione della situazione attuale in piccolo, o se effettivamente conterrà elementi di novità tali da far pensare ad un rilancio di Alitalia. Visto che le risorse saranno comunque limitate, è fondamentale prima della partenza del nuovo piano industriale sgomberare il cielo da queste nubi, e ritrovare la pace con i sindacati. Ma come? A mio avviso l’unica reale possibilità di fare pace coi sindacati è quella di segare Cramer Ball. E’ stato lui il genio che si è messo a far la guerra ai dipendenti per un caffè. E’ stato lui a portare l’azienda contro i suoi dipendenti e a perdere la battaglia in tribunale. Non capisce l’italiano, e soprattutto non capisce come ci si comporta in Italia quando si è alla guida di un’azienda come Alitalia. Finche’ rimane lui è chiaro che le relazioni con i sindacati saranno improntate al conflitto. Prova ne è il fatto che, nonostante i sindacati abbiano vinto la battaglia in tribunale, non hanno smesso di chiamare nuovi scioperi. Occorre quindi a mio avviso prendere atto che Cramer Ball è un leader inadatto a guidare Alitalia nel momento in cui vengono chiesti nuovi sacrifici, e mettere qualcun altro al suo posto. E qui si apre un nuovo capitolo. Dopo meno di due anni dalla nascita di SAI dover nominare il terzo amministratore delegato sarebbe comunque frustrante per i soci. Aprire una fase di interregno lunga diversi mesi per selezionare un nuovo AD sarebbe improponibile mentre l’azienda è alle prese con il lancio di un nuovo piano industriale. A meno che il nuovo piano industriale non fosse altro che quello vecchio con qualche aereo in meno subito, e con qualche WB in più in un futuro più o meno indefinito, nel qual caso tutto sommato potrebbe essere sopportabile. Se invece i soci volessero imprimere ad Alitalia un corso totalmente nuovo, occorrerebbe subito un nuovo AD in grado di implementare con energia fin da subito il nuovo piano, e allora magari potrebbe rientrare in gioco un cassano che avrebbe il vantaggio di essere già a conoscenza dei meccanismi di Alitalia, e che è già in sintonia con l’idea