SEA e le prossime elezioni comunali a Milano

Stralcio dall’articolo del Sole 24 Ore sulle intenzioni programmatiche di Sala (candidato sindaco al comune di Milano per il centrosinistra) concernenti SEA:

Articolo Il Sole 24Ore

Per quanto riguarda la Sea, Sala tocca un punto all’ordine del giorno da oltre un decennio, e sempre motivo di discussioni sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Non è solo un fatto ideologico, ma anche pratico: da un lato la Sea ha degli azionisti privati che vorrebbero salire in maggioranza per progetti di sviluppo e gestione autonoma; dall’altra la società garantisce al Comune fior di dividendi che ogni anno aiutano a sistemare il bilancio.

A fronte di quanto riportato il nostro utente del forum ‘malpensante’ fa le seguenti considerazioni:

Innanzitutto SEA diventerebbe davvero una società privata a tutti gli effetti, mentre ora è assodato che debba dipendere dalle scelte del Comune di Milano.

Faccio un esempio: SEA non disse ufficialmente una parola sul decreto Lupi e nemmeno dirà ufficialmente una parola sul futuro decreto Delrio, perché non può permettersi di prendere posizione su una questione politica. Tutto quello che coinvolge la politica spetta solo ed esclusivamente al Comune di Milano, come se SEA ne fosse una costola e anche se c’è un socio privato con una quota molto importante come F2i.

Se si discutesse di VCE vedreste Marchi difenderne gli interessi con le unghie e coi denti, eventualmente mandando a quel Paese i Ministri, qui non è nemmeno pensabile e c’è una catena di comando in cui a Roma si decide, il Comune di Milano acconsente/subisce e SEA tace e ubbidisce. Questo vale tanto nell’era Renzi/Pisapia quanto valeva in quella Berlusconi/Moratti.

In secondo luogo, il sindaco di Milano è “il sindaco di Linate” e infatti non leggerete mai una dichiarazione contro Linate di alcun candidato. Verrebbe immediatamente impallinato. Linate è più comodo di Malpensa per i milanesi, non necessariamente per tutti i lombardi, ma il parere dei milanesi obbliga democraticamente il loro sindaco a ostacolare qualsiasi discorso restrittivo su Linate e il sindaco di Milano è il padrone di SEA. Ricordate che uno sviluppo di Malpensa creerebbe occupazione diretta nel Varesotto, una restrizione di Linate creerebbe malcontento a Milano. Chi troverebbe lavoro a Malpensa non voterebbe a Milano.

La questione handling è arrivata al punto dov’era arrivata, 50 milioni di perdita all’anno, perché SEA era un’azienda pubblica, pur in un’amministrazione di destra con immagine imprenditoriale. Un privato avrebbe venduto o chiuso SEA Handling immediatamente e se invece avesse ripianato le perdite, sarebbero stati affari suoi in cui la UE difficilmente avrebbe potuto mettere il naso.

Non è pensabile che la razionalizzazione che va sotto il nome di progetto di fusione SEASACBO possa aver luogo se nella società risultante il Comune di Milano conservasse la maggioranza assoluta, i politici di Bergamo non lo accetterebbero.

Proseguo: essendo una società controllata dal pubblico, SEA subisce un aggravio procedurale notevole ed è soggetta allo scrutinio di politici, cui a Roma e Venezia non è invece consentito di giocare a fare l’allenatore dell’aeroporto locale. Eccetera eccetera.

La presenza pubblica dovrebbe avere il vantaggio di spingere ad una politica più lungimirante, a mettere l’accento sul settore che è più lontano dall’aver raggiunto il proprio potenziale (l’intercontinentale!) fregandosene dell’utile immediato, ma né a me né a voi è sembrata questa la storia degli ultimi 15 anni.

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