Situazione AZ, ultime considerazioni


A fronte dell’evolversi della situazione di Alitalia proponiamo dal forum, autore utente spanna, commeto e valutazione.

DAL FORUM

Ricapitoliamo. Del torchio, lupi e hogan firmano un accordo ad agosto 2014 che contiene il piano industriale della nuova alitalia SAI. il piano prevede di tagliare i voli di breve raggio cross country, 2000 dipendenti e 20 aerei NB, e di acquistare aerei WB in ragione di 1 il primo anno, 2 il secondo e 2 il terzo, in modo da permettere l’introduzione dei feed per AUH da diverse citta’ italiane nonche’ l’apertura di alcuni voli LR. Inoltre si sarebbe provveduto attraverso il decreto lupi ad aprire il ventaglio di destinazioni ammesse da linate. Il piano viene etichettato come “sviluppo del LR”, benche’ in realta’ lo sviluppo sia alquanto limitato, ma cosi’ viene venduto all’opinione pubblica in modo da distinguerlo da quello fallimentare di CAI, contraddistinto da troppo corto e medio raggio. Nel frattempo il petrolio vale 127 dollari al barile. Il piano prevede altresi’ un miglioramento progressivo dei conti fino a giungere all’utile nel terzo anno, il 2017. I sindacati accettano il taglio del personale oltre che un taglio della tredicesima per l’anno 2014, ultimo di CAI, in cambio della prospettiva di uno sviluppo seppur limitato per i primi 3 anni di attivita’. Alitalia SAI parte quando il petrolio e’ gia’ calato sotto gli 80 dollari, arrivando a scendere sotto i 50. Nonostante questo imprevisto aiuto, a distanza di nemmeno 2 anni dalla partenza, trascorsi burrascosamente con il cambio in corsa dell’AD che aveva fiutato la malaparata ed aveva provato ad apportare correttivi non digeribili dagli azionisti italiani, i conti fanno schifo ed il piano industriale viene giudicato fallito da chi lo doveva implementare. A questo punto un’azienda normale, con alle spalle azionisti normali ed una dirigenza normale, avrebbe riconosciuto il fallimento del piano industriale, ed avviato trattative con i soggetti coinvolti per definire un nuovo piano industriale, eventualmente chiedendo ai dipendenti un nuovo sacrificio, qualora il nuovo piano lo avesse richiesto. I sindacati avrebbero potuto opporsi, come e’ successo nel 2014 quando furono tagliati 2000 dipendenti, ma non avrebbero fatto nessuno sciopero stante il fallimento del piano industriale in atto. Attraverso trattative anche dure si sarebbe potuto raggiungere un nuovo equilibrio per rilanciare l’azienda con un nuovo piano industriale. Ma alitalia non e’ un’azienda normale, ed il governo, azionista ombra di alitalia nonche’ primattore del piano industriale di SAI, non puo’ certo ammettere di aver fatto un errore, e vuole evitare di dare un’ulteriore arma all’opposizione. Il neo arrivato Ball d’altra parte si rende subito conto che qualsiasi ripartenza di alitalia non puo’ che essere basata sul taglio del costo del lavoro, taglio che e’ stato concesso a meridiana, e quindi perche’ non ad alitalia? Nasce quindi una nuova alleanza governo-EY la cui chiave di volta e’ rappresentata dal tentativo di scaricare la colpa del fallimento sul personale in modo da raggiungere entrambi gli obbiettivi: per il governo l’obbiettivo e’ sviare le colpe da se stesso per il fallimento evidente di un piano fin da principio mal congegnato. Per EY l’obbiettivo e’ ammorbidire il personale in modo da fargli accettare i tagli necessari per la ripartenza. Per poter dare la colpa al personale occorre creare un casus belli. Ball rompe gli indugi e di punto in bianco elimina benefit consolidati al personale. Si tratta di una chiara violazione degli accordi presi nel 2014. I sindacati reagiscono con veemenza, dichiarando uno sciopero breve che pero’ non serve a far retrocedere alitalia, e lo fanno seguire da uno di 24 ore. Nel frattempo il governo, che con i sindacati confederali mantiene rapporti consociativi, li convince a desistere dallo scontro frontale e ad accettare una mediazione. La situazione per alitalia e’ drammatica e non e’ il caso di insistere. Ma i sindacati professionali non sono maneggiabili dalla politica, e confermano lo sciopero di 24 ore. Puo’ partire a questo punto la campagna denigratoria contro i dipendenti alitalia, accusati di tutti i fallimenti passati e presenti della compagnia. Ora non c’e’ piu’ bisogno di spiegare perche’ anche alitalia SAI e’ fallita. Tutti possono vedere che la colpa e’ dei lavoratori e dei loro privilegi a cui non vogliono rinunciare. E per non rinunciare ai loro privilegi sono addirittura disposti a dare un calcio a 20 WB (di cui nessuno aveva mai parlato nel piano industriale e che si sono materializzati dal nulla, improvvisamente) e a migliaia di nuove assunzioni (idem). Il massacro dei dipendenti sta per partire. Mancano due giorni.