Dopo neanche un anno Silvano Cassano si è dimesso da amministratore delegato di Alitalia, mentre da uno scarno comunicato stampa si evince che il secondo trimestre ha chiuso in rosso per 30 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi ai 100 del primo. Il dato potrebbe essere anche valutato positivamente, se non fosse che i 100 milioni di perdita del primo erano tali perché i 200 milioni del dato che conta, le perdite operative, erano stati per metà compensati da entrate straordinarie. Nessuno conosce il risultato operativo del secondo trimestre, ma ci viene fatto sapere che l’impatto dell’incendio a Fiumicino, che ha colpito sia il secondo che il terzo trimestre, vale da solo 80 milioni. In ogni caso “tutto procede secondo i piani”, si dichiara, nonostante un dato di occupazione dei sedili certamente basso.
Tutto non deve in realtà andare così bene se l’amministratore delegato è stato accompagnato educatamente alla porta. Nemmeno il crollo del prezzo del petrolio ha raddrizzato i conti di Alitalia, ma a Cassano in realtà non può essere imputato nulla, se non l’essersi lamentato di Fiumicino proprio mentre Atlantia cercava di venderne qualche pezzo per approfittare delle alte valutazioni degli aeroporti nelle Borse mondiali.
Cassano, totalmente digiuno di aviazione, era stato scelto perché vecchio amico di Hogan, il capo di Etihad che aveva soprattutto bisogno di qualcuno che evitasse tranelli e insidie e, forte del passaporto italiano, mantenesse in piedi la commedia per cui non è il socio arabo a tirare i fili delle marionette, come in realtà sanno tutti, ma non si dice perché sarebbe vietato dalle regole dell’Unione Europea, che peraltro lo sa benissimo, ma finge di non vedere.
L’ingresso della linea aerea di Abu Dhabi ha portato molti soldi in cassa e molti anche dagli eroici soci italiani, banche, Poste, Atlantia che ha bisogno di Alitalia perché altrimenti il valore di Fiumicino scenderebbe drasticamente. Molti altri soldi sono entrati con il collocamento di obbligazioni sui mercati finanziari e per un po’ di tempo ci sarà fieno in cascina, Alitalia dovrebbe essere al riparo dalle abituali crisi di liquidità, appunto per qualche tempo, ma prima o poi i conti dovranno uscire dal rosso o saremo da capo.
Al posto di Cassano si vocifera dell’arrivo di Bruno Mathieu, storico dirigente di Air France, passato a Etihad dopo aver mancato l’ascesa sul gradino più alto del vettore transalpino. Dopo il presuntuoso Ragnetti e gli educati ma inefficaci Del Torchio e Cassano, Alitalia potrebbe avere alla cloche qualcuno che sa di aviazione, anzi ne sa anche troppo. È proprio Mathieu che aveva deciso che il traffico ricco italiano, in particolare quello pregiato d’affari del nord Italia, sarebbe passato da Parigi e che quindi si doveva chiudere l’hub Alitalia a Malpensa e trasferire a Roma quei pochi voli intercontinentali che non bastano a riequilibrare l’attività di Alitalia, una linea aerea prevalentemente impegnata nei voli a corto e medio raggio, in cui viene massacrata dalle molto più efficienti low cost.
Il mandato di Cassano è stato solamente un prologo, vedremo ora se cambierà realmente qualcosa. Per ora business as usual, cioè conti in rosso e valzer degli amministratori delegati.
Plus ça change, plus c’est la même chose.
da Gli Stati generali